A Udine punti sprecati |Un vero peccato

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16 Dicembre 2012, 12:49

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PALERMO – Il Palermo a Udine gioca alla grande per 89 minuti ma, all’ultimo istante di partita – com’era già accaduto a Bergamo e a Pescara – spreca tutto: Ujkani, fino ad allora impeccabile, si getta su una palla apparentemente innocua, l’agguanta e il pericolo sembra sventato, ma non è così. Non è mai così, quando si tratta del Palermo, perché è sempre un’altra cosa. Qui sembrava che la partita ormai fosse chiusa e che il Palermo avesse finalmente conquistato i suoi primi tre punti in trasferta… E invece.

Invece Ujkani, col pallone ancora tra le mani, sbatte contro l’irrompente Munoz, la palla gli schizza via lontana e dove va a finire? Elementare, Watson! Nei piedi di quell’implacabile cecchino d’area di rigore che è Di Natale, che di destro, rapido come una folgore, la spedisce in fondo alla rete. 1-1 e la disperazione che s’impossessa del povero Ujkani, che batte i pugni sull’erba, come a voler esorcizzare una realtà che lo crocifigge per l’ennesima volta. E per l’ennesima volta, in un attimo, cancella tutto il buono fatto fin lì e gli sbatte davanti l’errore decisivo, quello che condanna il Palermo a restare in fondo alla classifica, in piena bagarre retrocessione.

Sì, ogni settimana mi convinco sempre di più che questa è una stagione maledetta, che un sortilegio grava sulle sorti del Palermo e così per quanti sforzi faccia, il “finale di partita” lo decide sempre lui. E ieri lo ha fatto nel modo più crudele e impietoso possibile, cioè quando mancava solo un minuto alla fine (recupero a parte) e il Palermo si era divorato almeno quattro palle gol. Divorato? Beh, forse qualche merito deve averlo avuto anche il portiere friulano, se quelle palle non sono finite in fondo al suo sacco. Ed è sicuramente così, il che non cancella il fatto che il Palermo era in superiorità numerica, che l’Udinese, nell’affannosa ricerca di un improbabile pareggio, gli lasciava ampi spazi nei quali affondare e colpire e che quando uno si trova solo davanti alla porta non c’è prodezza del portiere che tenga: quello dev’essere gol. Ma così non è stato ed invece, alla prima ed unica occasione propizia, Di Natale era lì e non si è lasciato sfuggire l’incredibile occasione offertagli dall’avversario su un piatto d’argento. Perché così è il calcio: spesso ti punisce quando sbagli anche una sola volta e il Palermo, ahinoi, di sbagli in una partita ne fa sempre più d’uno.

Che peccato, ragazzi! Il Palermo era stato il migliore della stagione, attento in difesa, manovriero a centrocampo e fulmineo lì davanti per meriti quasi esclusivi di un Ilicic, mai visto così ispirato da almeno due anni. Lo sloveno giocava libero da impegni … retroattivi, spaziava nell’intero arco offensivo e dava libero sfogo al suo estro creativo. E lottava. Come mai lo avevamo visto nel recente passato. Ed era stato anche capace di andare in gol col suo sinistro magico da fuori area e subito dopo si era infilato tra le maglie bianconere ed era stato steso a due passi dalla porta friulana col classico sgambetto, che più rigore non ci può essere. Eppure l’ineffabile arbitro Peruzzo di Schio non l’ha visto, ha fatto cenno con ampi gesti del braccio ad Ilicic di alzarsi e siccome quello ha osato protestare gli ha sbattuto sul muso il cartellino giallo. Dalle mie parti in casi come questo si dice. “Curnutu e mazziatu”. A questo punto io dico che nel sortilegio che rischia di strangolare il Palermo, c’è anche la partecipazione degli arbitri, che, oltre tutto, non vedono un rigore a favore dei rosanero neanche se è così evidente e… didascalico come quello di ieri su Ilicic.

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A scanso di equivoci e malintesi, però, mi tocca dire pure che al maledetto sortilegio che ci perseguita una buona mano la dà il Palermo e un’altra l’aggiunge il mister (e non ce ne sarebbe davvero bisogno) che spesso e volentieri opera dei cambi inspiegabili se non cervellotici, tipo quello di Miccoli e, ancor più strano, quello di Dybala con Rios, quand’eravamo sull’1-0 per noi e con un uomo in più. Se Gasperini mi spiega questi due colpi di genio, riacquista d’acchito tutta la mia stima, al momento in evidente calo. Miccoli è il capitano e stava giocando bene e poi… E poi, lui è un leader e rinunciarvi è sempre un rischio. Dybala, pur sballotto lato tra Danilo e Hertaux, con la su agilità creava gli spazi per gli inserimenti di Ilicic, Barreto e dello stesso Miccoli. Ed infine, da che mondo è mondo, se sei in superiorità numerica, non togli attaccanti ma li aggiungi e certamente un Rios lì, a centrocampo, lui che è soprattutto un distributore a breve di palloni, a che poteva servire se non a rallentare l’azione? La nostra, non già quella dell’Udinese, che operava con lanci lunghi, scavalcando il centrocampo e sperando nel solito guizzo di Di Natale. Che è arrivato in extremis, ma questo è un dettaglio, crudele e impietoso quanto si vuole, ma solo un dettaglio. Se il Palermo in 11 contro dieci avesse avuto i suoi tre “punteros”, l’Udinese non sarebbe mai uscita dalla sua area di rigore e un gol, magari uno solo ch’era poi quello decisivo, l’avremmo fatto. E sul 2-0 per noi la partita, al 70’, all’80’ o al 90’ sarebbe finita.

Ma pur nella domenica (pardon, nel sabato) più nera della stagione qualcosa di rosa io l’ho visto, a cominciare da quell’Ilicic davvero irresistibile, che ha incantato la platea e che, pur non rinunciando ai suoi preziosismi, ha distribuito assist dolci come zuccherini e ha insidiato più volte la porta di Brkic. O come gli intescambi tra Miccoli e Dybala, due che in campo parlano la stessa lingua, fatta di agilità, scatti e di rapidi tocchi di prima. Insomma, la regola di sempre, mai abrogata, mai superata e cioè che due giocatori bravi, di buona tecnica e di talento sicuro, non solo possono, ma devono giocare insieme. E ieri il duo Dybala-Miccoli l’ha ampiamente dimostrato… finché Gasperini non li ha divisi, spedendoli a turno negli spogliatoi.

Un’ultima nota, che è poi una piccola soddisfazione personale: nel prepartita Boban, l’egregio opinionista di Sky, aveva previsto tuoni e fulmini dell’Udinese sul groppone del povero Palermo, salvo ricredersi dopo i novanta minuti, quando ha restituito a Cesare quel ch’è di Cesare: “Meglio, molto meglio il Palermo, privato di un rigore colossale, che gioca bene e meritava ampiamente la vittoria…”.

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16 Dicembre 2012, 12:49

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