Acireale – Ennesima protesta dei dipendenti dell’Ipab Oasi Cristo Re di Acireale. Da 4 giorni, alcuni dei lavoratori, si trovano sul tetto della struttura d’accoglienza dopo essersi arrampicati per contestare e lamentare il mancato pagamento per 36 mensilità. La situazione critica che ancora una volta in questi giorni è emersa con tanta drammaticità, ha inizio almeno 12/13 anni fa. L’Ente che in passato contava 127 posti letto e 72 dipendenti più alcune figure professionali, chiudeva regolarmente i propri bilanci.
Le richieste erano tante, da dover ricorrere alle liste di attesa. Tale “virtuosismo” era possibile, perché alle quote base delle rette di ricovero stabilite dalla Regione, venivano ad affiancarsi altre entrate e precisamente, il contributo della legge 71 che arrivava a coprire il 73% delle spese del personale e le quote sanitarie che i Comuni anticipavano per conto dell’USL, per quei ricoverati che, a causa dalla loro non autosufficienza richiedevano maggiori attenzioni.
Con il passare degli anni il contributo è andato a scemando, fino a scomparire quasi del tutto. Di fatto, a fronte di costi stimanti in circa 70 euro al giorno per ospite, l’Ente è andato avanti percependo rette aventi una media di 40 euro, anche perché, essendo l’Ipab un Ente di assistenza e beneficenza pubblica, ha in più occasioni accolto indigenti in possesso di una pensione minima.
“Tali criticità sono state avanzate agli organi competenti regionali – spiega uno dei dipendenti dell’Ipab Oasi Cristo Re – richiedendo una legge di riforma delle IPAB, così come già peraltro è avvenuto nelle altre Regioni dove le IPAB, capaci di erogare servizi, si sono trasformate in ASP (aziende di servizi alla persona). Ma tali istanze, nonostante i ripetuti impegni assunti, sono rimaste senza risposta da parte del legislatore regionale. L’Oasi Cristo Re, non si può certamente nascondere, è ormai in una condizione di default e solo l’attaccamento dei lavoratori al proprio lavoro e al rispetto degli ospiti sta riuscendo a tenerla in vita, nonostante i repentini cambiamenti di rotta dei vari Commissari regionali che si sono succeduti, in assenza di un CdA.
Di pari passo, a tutela dei loro interessi i lavoratori dell’Ente nel corso dell’ultimo anno, hanno avanzato decreti ingiuntivi e alcuni di essi anche atti di pignoramento. La resistenza da parte dell’amministrazione ha di fatto stoppato tali procedure rimettendole al giudizio del Giudice. Poca trasparenza nelle informazioni, notizie non sempre corrette riportate sugli organi di stampa, hanno contribuito ad esasperare gli animi, ma nonostante ciò i lavoratori che avevano avanzato i pignoramenti li hanno ritirati e gli altri si sono impegnati a non andare oltre il decreto ingiuntivo. Ma nonostante gli impegni assunti, le somme sono rimaste bloccate e a tutt’oggi, non consentendo il pagamento di almeno una parte delle mensilità non pagate che ad oggi, ammontano a 36”.
Ieri, sembrava essersi accesa una piccola speranza per i lavoratori dell’Ipab, una delegazione, infatti, è stata ricevuta e ascoltata presso la Prefettura di Catania dove i dipendenti, hanno chiesto un intervento per per sbloccare i pignoramenti.
“Ci è stato detto che a breve avremo risposta in merito ad un nuovo incontro al quale parteciperanno tutte le parti in causa: ente, comuni, lavoratori” – riferiscono i dipendenti dell’Ipab Oasi Cristo Re di Acireale – “ Noi continueremo a protestare, è impensabile poter lavorare in queste condizioni. 36 mesi senza stipendio e nessuno ci aiuta, non resta che aspettare la risposta del Prefetto”.
Risposta che però, non è ancora arrivata.