PALERMO – Accuse, veleni, carte bollate, scambi di battute al vetriolo. La tensione intorno al caso Aps è più alta che mai, una vicenda che vale in prospettiva milioni di euro anche se, al momento, sembra solo foriera di problemi. L’Amap, fino al 30 settembre, gestisce il servizio idrico in 38 comuni della Provincia, ovvero in quelli che hanno accettato le condizioni dettate da via Volturno, mentre dal primo ottobre, decreto Sblocca Italia alla mano, dovrebbe esserci l’affidamento al gestore unico che dovrebbe essere sempre Amap.
Ma il condizionale è d’obbligo, visto che l’Ars potrebbe votare in questi giorni una norma in senso opposto, consentendo ai comuni la gestione singola delle reti, con tanto di possibile (anzi, probabile) conflitto con Roma visto che la norma regionale sarebbe in aperto contrasto con quella nazionale. Mentre a Palazzo dei Normanni si discute del ddl, però, tra Palazzo Comitini e Palazzo delle Aquile sta andando in scena uno scontro senza precedenti: da un lato il sindaco Orlando e la presidente di Amap Maria Prestigiacomo, che chiedono il rispetto degli impegni (ovvero almeno 3,5 milioni di euro per lo start up e piani di rientro dai debiti) per poter operare, dall’altro l’Ato guidato dal commissario regionale Manlio Munafò che pretende che Amap gestisca nel frattempo il servizio nei comuni.
Nel mezzo rimangono, infatti, i 38 enti locali che hanno deciso di affidare tutto ad Amap ma che, in questo bailamme, si ritrovano a dover fare i conti con guasti e disservizi. Una situazione talmente al limite da aver spinto il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, a chiedere di togliere il servizio alla partecipata del comune di Palermo, diffidando la Regione dal versare le somme che in quota parte spettano alla città delle ville.
Un clima reso ancor più incandescente da dichiarazioni e comunicati stampa di fuoco che arrivano, ormai, con cadenza quotidiana. Per la prossima settimana è previsto un incontro alla Regione per provare a raffreddare la situazione, ma lo scontro in prospettiva potrebbe solo essere rinviato al primo ottobre, quando si dovrà scegliere un unico gestore per tutto l’ambito. Resta sospeso anche il futuro dei 202 lavoratori ex Aps, oggi gestiti da Amap, che chiedono il pagamento degli arretrati e certezze sul proprio avvenire.