Ne sappiamo ancora abbastanza poco sull’aggressione a Massimo Ursino, leader di Forza Nuova a Palermo. Ed è presto per fornire giudizi inequivocabili sul fatto in sé e su presunti responsabili con nome e cognome. Anche se quel riferimento nel messaggio anonimo e successivo agli “Uomini di poco conto appartenenti a formazioni neofasciste, che fanno di razzismo e discriminazioni il loro manifesto politico nonché la costruzione della loro identità forte e battagliera, si sgretolano in men che non si dica sotto i colpi ben assestati dell’antifascismo” è abbastanza per immaginare motivazioni e contesto.
Chi ha ‘rivendicato il fatto’, a qualunque titolo, si dichiara ‘antifascista’. E qui c’è da essere subito chiari: l’antifascismo rappresenta un presupposto inderogabile, un presidio di tolleranza, di rispetto e di garanzia delle regole democratiche. Chi aggredisce chicchessia per una distorta idea della politica tutto può essere: fuorché antifascista. Il fascismo strisciante – e presente – si combatte con l’elaborazione, con la ricchezza delle idee, con la parola, con l’intelligenza.
Poi c’è un altro punto. In queste ore, sulla tribuna politica di facebook, traspare, se non una sorta di giustificazionismo, una rilettura equilibrista dei fatti di Palermo. C’è chi, ‘da sinistra’, si stupisce: “Penso che nessuno di coloro con cui ci relazioniamo possa essere stato capace di concepire una simile stupidità”. Chi incalza: “Ma insomma qualcuno ricorda gli anni Settanta? I fascisti andavano combattuti anche con la violenza…”. Chi, tra il serio e il faceto (?) quasi si rammarica – con una mal riposta ironia – dell’esiguità del commando…. Chi minimizza, perché, comunque, ‘loro’ se la sarebbero, in un certo senso, cercata…
Come se le posizioni politicamente estremiste e – per chi scrive – assolutamente inaccettabili di Forza Nuova costituissero, se non una ragione sufficiente, una provocazione tale da fomentare una reazione virulenta, comprensibile, seppure errata. E’ la vecchia teoria dei ‘compagni che sbagliano’. Che, pur sbagliando, sono ‘compagni’, cioè, sempre dalla parte giusta. Perciò, meritano, se non la piena assoluzione, una forma di benevolenza autorizzata da attenuanti ambientali.
Ora, a prescindere sempre da una valutazione più precisa della dinamica dell’evento, osservando il dibattito che si sta sviluppando intorno a esso, appare evidente che la sinistra popolare, culturale e politica – a Palermo come altrove – stenta a organizzare una riflessione compiuta, non occasionale e matura, sugli estremismi che si riferiscono alla sua ideologia, pur restandone ai margini. Non sa pronunciare, a riguardo, frasi nette. Soffre nel proclamare che esiste un estremismo becero di sinistra, parimenti da rinnegare, come quello di destra.
Non ci sono ‘compagni che sbagliano’, né, eventualmente, ‘camerati che inciampano’. Ci sono facinorosi, facinorosi e basta. E vanno gudicati, a norma di codice, e descritti per quello che sono: figure violente da emarginare.