CATANIA – “Entriamo nella pornografia della gastronomia siciliana: l’arancino. Arancino o Arancina che sia, dipende dai gusti sessuali di chi lo addenta, è paragonabile a una minna. C’è chi fa l’arancino di seconda, di terza o di quarta misura. Poi c’è chi lo fa di quinta. In questo caso si chiama “minna”, questo è il caso del bar La Svolta di Fleri”. Esordisce così Carmelo Chiaramonte cuciniere errante e narratore, nel suo dialogo gastrosofico sulla Cucina dell’Amore, nella sala teatro del MA. Un evento dai toni istrionici, ironici ed a tratti boccacceschi che nasconde in sé invece una grande eleganza, quella della cucina colta.
Perché non solo di ricette si è parlato, e si è dato spettacolo, ma dell’origine stessa di un’ispirazione, di un ingrediente e di un concetto, scatenanti la fantasia del cuciniere narratore il quale per richiamare alla mente una ricetta dedicata al Giardino dell’Eden, per esempio, suggerisce un’associazione audace, come quella di un’anguilla scottante accostata alla costoletta di agnello in salsa di mela del peccato, ovviamente.
Perché non solo di ricette inventate si è trattato ma anche di sete di cultura, saziata alacremente da un novero di libri che sono il pane quotidiano del cuciniere filosofo il quale ha incantato la sala con il suo favellare seducente e mai banale, mentre Massimiliano Tringali, cuoco di palco, realizzava dal vivo gli arzigogoli gastrosofici del maestro.
Non è solo il libro dell’editore catanese Romeo Prampolini, la Cucina dell’Amore ad ispirarlo ma la ricerca di Chiaramonte, come da lui stesso rivelato nasce da momenti di stanchezza e da elucubrazioni solitarie spesso accompagnate da una letteratura di cucina che dall’immancambile Fisiologia del gusto di Anthelme Brillot Savarine giunge allo sconvolgente quanto mai illuminante saggio “contro il Gourmet” di Manuel Vasquez Montalban e dalle Poesie Siciliane di Domenico Tempio dal gusto piccante, giunge ancora alla cucina secondo Ugo Tognazzi che vede nel suo Abbuffone l’acme della gluttoneria italiana.
L’evento, organizzato da Francesco Asero, insieme allo staff del MA, è la trasposizione a Catania della performance già andata in scena durante lo Sponz Festival di Calitri, il festival dei matrimoni, ideato da Vinicio Capossela. A Catania “la Cucina dell’Amore” ha debuttato con un tutto esaurito ma questo evento tende anche a inaugurare un nuovo corso dell’intrattenimento gastronomico.
La cena con il menu a la carte è qualcosa che non tramonterà mai ovviamente; il “live chef” ovvero lo chef che prepara pietanze in base ai gusti e ai desideri dei convitati è qualcosa difficile da realizzare quanto dispendiosa.
L’idea del viaggio culinario tematico, suffragato da ricette, notizie e approfondimenti filosofici e letterari invece è qualcosa di ancora inedito che solo un dotto maestro cuciniere poteva essere in grado di concepirlo e presentarlo al pubblico. E in un momento in cui si registra un’ingozzata massmediatica di programmi di cucina, Carmelo Chiaramonte con la sua cucina vera, semplice e colta mette a punto un format che nel panorama delle eccellenze gastronomiche si staglia come la proposta nuova, interessante da seguire, esplorare ed ovviamente assaporare.