PALERMO – Affittacamere, bed and breakfast, case vacanze o, in alcuni casi, anche intere palazzine adibite ad accogliere turisti e visitatori. Ma con un solo problema: ufficialmente non esistono. Sprovvisti di licenza, mancanti di autorizzazioni eppure presenti su internet, pronti ad accogliere prenotazioni on line da tutto il mondo. Lo chiamano “turismo parallelo”, cioè quello che non alloggia in strutture alberghiere o extralberghiere ufficiali: un fenomeno diffuso in tutta Italia e presente, quindi, anche a Palermo.
Ma al di là dell’abusivismo, delle mancate autorizzazioni e dell’evasione, a “soffrire” questo mondo sommerso è soprattutto il comune di Palermo che lo scorso anno ha istituito l’imposta di soggiorno: una tassa che i visitatori pagano direttamente alle strutture ricettive che poi girano l’introito a Palazzo delle Aquile. L’imposta ha un obiettivo preciso: raccogliere fondi con cui finanziare eventi, marketing territoriale ma anche manutenzioni e tutela del decoro. L’amministrazione Orlando conta di incassare, ogni anno, una cifra che oscilla tra 1,5 e 2 milioni di euro, ma che potrebbe essere ben più elevata se a pagare fossero tutti.
Consultando “Palermo welcome”, il portale del turismo curato direttamente da piazza Pretoria, in città fra alberghi, B&B, case per vacanze, affittacamere, ostelli, case per ferie, residenze alberghiere e campeggi le strutture sono 295. Si tratta, cioè, di quelle ufficiali, registrate e tenute quindi al pagamento dell’imposta di soggiorno. Ma è sufficiente un giretto su internet, visitando i siti che consentono le prenotazioni on line, per rendersi conto che i numeri sono assai diversi: Expedia.it presenta 369 strutture ricettive a Palermo, Tripadvisor.it 786 case vacanze e 98 hotel, Booking.com 535 strutture, airbnb.it oltre mille. Segno inequivocabile di un sottobosco fiorente in città.
“Il mancato introito dell’imposta di soggiorno crea un danno economico anche alle politiche di sviluppo turistico della città, si finisce col penalizzare le imprese in regola ma c’è anche un problema di sicurezza del territorio – dice Nicola Farruggio di Federalberghi e componente dell’Authority del turismo – c’è un mondo parallelo di falsi alberghi, come avviene in tutti i settori: il turismo da tempo purtroppo non fa eccezione, senza che nessuno faccia nulla. Diverse strutture registrate sono sottoposti a controlli continui, altre no: a volte sono anche professionisti che hanno a disposizione più abitazioni e si creano così altri introiti. I danni sono notevoli sia per il settore alberghiero che per quello extralberghiero”.
“Questo è un problema che stiamo affrontando su più fronti – dice Dario Ferrante, tour operator e componente dell’Authority – c’è un aspetto anzitutto fiscale: le previsioni dell’imposta di soggiorno vengono fatte sui numeri ufficiali, non su quelli ufficiosi. E’ una concorrenza sleale verso chi è in regola e viene vessato da controlli e tasse, poi c’è anche una questione sicurezza: in queste strutture si può rifugiare chiunque, senza che nessuno ne sappia nulla. Il mancato introito dell’imposta di soggiorno è un danno per tutti, servono più controlli che oggi sono inesistenti: l’unico strumento di promozione che hanno a disposizione è la rete, censirli sarebbe semplicissimo”.
“Il sommerso esiste anche nel settore del turismo e, oltre a essere un danno per chi è in regola, rappresenta una beffa anche per il Comune che incassa molto meno di quanto potrebbe dall’imposta di soggiorno – dice il presidente di Confesercenti Mario Attinasi – chiediamo controlli molto più stringenti per tutelare la sicurezza dei turisti, le attività economiche regolari ma anche l’immagine di una città che ha già troppi problemi. Abbiamo chiesto con forza l’impiego dei proventi di questa tassa per promuovere Palermo specie nei mesi non estivi, maggiori introiti infatti equivarrebbero a una maggiore possibilità di programmare per tempo eventi culturali e iniziative che attirino i turisti di tutto il mondo”.