Alcantara, lastroni di eternit |Scempio alla Timpa di Randazzo - Live Sicilia

Alcantara, lastroni di eternit |Scempio alla Timpa di Randazzo

“Una lotta impari. Il territorio troppo vasto, le forze esigue e un malcostume consolidato” così il sindaco di Randazzo, Michele Mangione. LE FOTO

discarica a cielo aperto
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RANDAZZO – “Il fiume luogo di salici e discarica di amianto”. È la denuncia che sul noto social network accompagna foto in cui a una natura paradisiaca e lussureggiante si alternano scene di umana inciviltà. Il fiume è l’Alcantara. La zona, la Timpa di Randazzo. Là dove l’acqua cristallina scorre lenta, mentre il riflesso dei salici si increspa al suo passaggio e a fare da sfondo c’è il paese con le sue vecchie mura e gli antichi campanili. Ma è tra quei salici che l’uomo ha deciso di lasciare il suo segno: un accumulo di lastroni di eternit, testimonianza di un anonimo passaggio.

Lo sterrato per giungere al fiume non dà il benvenuto, disseminato com’è di mattoni sgretolati, sanitari rotti e rifiuti ingombranti del tutto arrugginiti che fungono da recinto a proprietà private. E seminascosto all’ombra dei salici ecco l’eternit, lastre in evidente stato di deterioramento che rilasciano polveri di amianto altamente cancerogene. Una presentazione che per nulla lascia presagire lo scenario naturalistico che si apre a pochi metri di distanza. È una lotta impari quella tra le poche forze a disposizione per il controllo di un territorio vastissimo e un malcostume ormai sedimentato nel comportamento dei cittadini. Tuonano così le autorità preposte alla salvaguardia delle zone urbane ed extraurbane.

920 i chili di eternit smaltiti con l’ultima bonifica datata dicembre 2014. Cinquemila euro la somma spesa per liberare dal pericoloso materiale via Caporale Castiglione e le contrade Città Vecchia, Allegracore-Ciarambella, Montelaguardia, Pino-Carrana e Dagalalonga. Ma il fenomeno è in divenire, ci dice l’Ispettore capo del nucleo di polizia ecologico-ambientale, Francesco Giardina. Già durante le operazioni di bonifica sono stati individuati altri depositi di materiali in fibrocemento. Microdiscariche che sulla strada Berlinghieri, nell’area della provinciale Boccadorzo e nelle contrade Montelaguardia, Pino e Sciarone (Sciambritta) sono state messe gratuitamente in sicurezza in attesa di trovare i fondi per poter smaltire i rifiuti pericolosi. E a volte succede pure che alcuni di questi scompaiano dopo essere stati assicurati. Ultima una vasca di eternit in zona Sciambritta.

Arrivata in Comune la segnalazione per la Timpa di Randazzo, il vicesindaco Gianluca Lanza assicura di aver già chiesto alle aziende specializzate di fornire dei preventivi per capire quali somme servono per poter bonificare l’area. “Naturalmente – aggiunge l’assessore all’ambiente – con un bilancio in dodicesimi e non avendo ancora approvato il bilancio preventivo del 2015 sarà sicuramente un impegno da parte nostra trovare queste somme per bonificare la zona nel più breve tempo possibile. Di certo la metteremo in sicurezza, spero già in questa settimana”. Spese che ricadono sulla collettività visto che adesso tutti i cittadini si dividono per intero il costo della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Una situazione questa che non funge per nulla da deterrente all’abbandono, considerato che ad oggi il privato che deve smaltire l’eternit deve farlo con risorse proprie. Diventa dunque più “semplice ed economico”, sebbene rischioso per l’arresto in cui si può incorrere se colti in fragranza di reato, abbandonare i materiali e lasciare che questi vengano poi smaltiti dal Comune, dividendo così la spesa tra i cittadini.

Un sistema di videosorveglianza mobile. Ad oggi sembra poter essere questo un valido alleato a un problema diventato ormai perenne tra discariche di rifiuti pericolosi e non. E “proprio la scorsa settimana – dice Lanza – si sono trovati circa 3000 euro per acquistare una prima partita di telecamere portatili di cui sarà dotata la nostra squadra di polizia ambientale nella speranza di ottenere dei risultati. Le telecamere fisse sono infatti un palliativo – aggiunge – perché tu metti le telecamere in un posto e chi abbandona i rifiuti cambia zona”. “Queste discariche le togliamo da una parte e spuntano da un’altra”. Amarezza e rassegnazione in una frase che rimbalza dalla bocca del sindaco, Michele Mangione, a quella del suo vice fino a tutto il sesto settore. Per sradicare un malcostume che, vox populi, si ipotizza essere anche di importazione, con i rifiuti scaricati non necessariamente solo dai cittadini del luogo, armi diventano allora la repressione con i dovuti arresti e multe e le campagne di sensibilizzazione portate avanti all’interno delle scuole. “Bisogna partire dall’adottare buoni comportamenti. Io – dice con fermezza il primo cittadino – non mi voglio rassegnare a uno mondo del grande fratello in cui abbiamo bisogno del suo occhio in ogni dove. Io voglio continuare a sperare che ci siano dei comportamenti virtuosi da parte dei cittadini”.

E intanto il 20 aprile la Giunta regionale ha approvato le linee guida per la redazione del “Piano comunale amianto” previsto dalla Legge Regionale n.10 del 29 aprile 2014, recante indicazioni per l’adozione, sul territorio regionale, di misure volte alla prevenzione e al risanamento ambientale rispetto all’inquinamento da fibre di amianto. Entro tre mesi dalla comunicazione di queste linee guida, ogni comune dovrà dunque dotarsi di un proprio Piano i cui obiettivi saranno: censire tutti i siti, edifici, impianti, mezzi di trasporto, manufatti e materiali contenti amianto al fine di prevenire smaltimenti illeciti; rafforzare la vigilanza sul territorio per prevenire e reprimere tali fenomeni; programmare interventi di rimozione e smaltimento per i quali è previsto un bando per la concessione di contributi da emanare a cura dell’Assessorato regionale per l’energia ed i servizi di pubblica utilità. Dopo la Legge n. 257 del 1992 con cui l’impiego dell’asbesto è stato bandito nei nuovi manufatti, ora la l.r. 10/1994 si prefigge di completare entro 24 mesi dalla sua entrata in vigore il censimento e la mappatura della presenza di amianto nel territorio regionale, mentre entro tre anni il traguardo prefisso è la totale rimozione, in tutta le regione, di ogni manufatto in fibrocemento.


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