"Anche il Pdl faccia primarie vere" - Live Sicilia

“Anche il Pdl faccia primarie vere”

Raoul Russo a Livesicilia
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L’annuncio di Silvio Berlusconi di un suo possibile ritiro nel 2013 e l’incoronazione di Angelino Alfano come prossimo candidato premier accendono il dibattito nel Pdl, dopo un congresso nazionale che ha segnato un momento di svolta per il soggetto politico nato dalle ceneri di Forza Italia e Alleanza Nazionale. Per Raoul Russo, assessore alle Attività sociali del Comune di Palermo e componente del coordinamento regionale del partito, la scelta del successore del Cavaliere dovrà passare dalle primarie, strumento fondamentale per riprendere il contatto con il territorio.

Assessore Russo, cosa pensa dall’annuncio del Cavaliere?

«Al di là dell’indicazione di Berlusconi, che rispetto, c’è un problema di merito alla base della decisione. Se un’eventuale ricandidatura di Berlusconi sarebbe scontata, per quello che rappresenta per il Pdl, le altre candidature, per quanto autorevoli e importanti, devono passare dalla legittimazione del partito e quindi dalle primarie».

Le primarie si faranno anche a Palermo?

«Soprattutto a Palermo. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, le ha proposte perfino per la Capitale nel 2013, sottoponendosi egli stesso alla volontà popolare e sono pienamente d’accordo sul fatto che si facciano anche qui, dal momento che dopo la Capitale Palermo è la più grande città amministrata dal centrodestra. Bisogna avviare un percorso virtuoso con primarie vere e non fittizie. Il problema è fondamentale: si deve riaprire un percorso di partecipazione popolare nel Pdl avviando i congressi con gli iscritti, mobilitando il popolo delle tessere e non i signori delle tessere, come ha detto il ministro Meloni. Sia per il sindaco che per i presidenti di circoscrizione, che verranno eletti per la prima volta, nel 2012 a Palermo dovremo usare le primarie. C’è la richiesta dei nostri iscritti di sentirsi parte di un progetto. Le primarie scatenano infatti energie positive, stimolano la capacità dei candidati di aggregare le persone, spingono a redigere programmi e servono a lanciare messaggi importanti».

Le primarie sono nate con il Pd e inizialmente il centrodestra non le ha considerate un valido strumento di partecipazione. Avete cambiato idea?

«Nel Pdl sono fra coloro i quali hanno sempre chiesto una partecipazione popolare. E bisogna sottolineare un’altra cosa: un vero esperimento di primarie fu fatto da An nel 1998 per il candidato alla presidenza della Provincia di Roma. La federazione locale le sperimentò e fu un successo, considerato il momento: governava Prodi e avevamo perso tutte le elezioni. Quella volta però andammo in controtendenza e vincemmo. Dopodiché il Pdl ha criticato le primarie quando sono apparse come un escamotage, dove i giochi erano già fatti. Le primarie per l’individuazione del candidato di coalizione saranno fondamentali a Palermo per costruire una vasta area moderata. Per esempio, penso a Pippo Scalia che ha abbandonato la guida del Fli: è la dimostrazione che c’è un’area da recuperare che ha capito che il progetto finiano è fallimentare e guarda a noi. Ma non si possono fare accordi di vertice, ci vogliono meccanismi di autentica partecipazione».

Pensa a delle primarie aperte a tutti o solo agli iscritti?

«In occasione del consiglio nazionale si è parlato di un tavolo tecnico per stabilire le regole delle primarie. O si fa un tesseramento allargato oppure dobbiamo pensare a un meccanismo che permetta un’aderenza al programma del Pdl permettendo a chi vuole di partecipare. Ma il tema non è tanto il metodo, che deve garantire la correttezza delle elezioni, ma il senso di questa grande operazione di partecipazione. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti in tempi brevi».

Anche in Sicilia il Pdl farà le primarie?

«Ritengo che il Pdl in Sicilia ci arriverà, io personalmente e i circoli di Nuova Italia vicini ad Alemanno e Mantovani, che rappresentano l’ex destra sociale, insieme ad altre realtà come la Giovane Italia spingeremo per questo: se il partito dovesse perdere tempo nell’avviare la riflessione necessaria, potremmo mobilitarci per sollecitare il partito anche con una raccolta di firme, per far comprendere che c’è una grande voglia di partecipazione alla vita del Pdl, come è stato detto da Alfano».

Lei proviene da Alleanza Nazionale, dove c’era una storica tradizione di partecipazione attiva al contrario di Forza Italia. La richiesta delle primarie è un modo per ridare voce agli ex An?

«Il Pdl nasce da una sintesi di culture omogenee e coerenti sui valori, ma con diverse esperienze. La cultura di An è di militanza e partecipazione che storicamente ha dato i suoi frutti, come dimostra la provincia di Roma nel 1998. Vogliamo riproporlo proprio perché crediamo che il Pdl sia un progetto di prospettiva, ma non deve essere un partito dei cacicchi, delle tessere. Deve partire da un’investitura popolare, è un movimento di popolo in cui ci deve essere un percorso di riconoscimento e verifica. Sono un convinto assertore del fatto che si è ormai esaurita la quota 70-30, si deve entrare nella fase del merito. Sono entusiasta dell’intervento di Alfano che ha sottolineato la necessità di valorizzare il merito e il valore ma va stabilito un metodo del riconoscimento, che non può essere l’intuito ad personam. In tutti i partiti i mezzi sono il tesseramento, i programmi, i congressi, i dibattiti e le primarie per i candidati. Mantenendo questa sistema elettorale, una quota dei candidati potrebbe essere determinata dal partito e una parte dal territorio. Dobbiamo costruire un partito fortemente radicato sul territorio. Dalla sconfitta elettorale delle amministrative dobbiamo imparare una cosa: il Pdl, impegnato nell’azione di governo che è positiva, ha perso il contatto col territorio, non ha spiegato le cose fatte come la riforma Gelmini che è necessaria per permettere al sistema scolastico di avere un suo futuro. Va spiegato nelle piazze, va dibattuto e non discusso solo in televisione. Sono stato contento di aver partecipato domenica a Castelbuono all’inaugurazione di un circolo del movimento giovanile del Pdl, nato spontaneamente. È un segnale importante per coinvolgere i giovani e dar loro spazi di dibattito e confronto, per non perdere contatto col nostro popolo».


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