PALERMO – In Sicilia Forza Italia cerca Alfano. Mentre a Roma da Forza Italia si orchestra il colpo di grazia politico definitivo al ministro ed ex delfino. Dalla cui area in tanti si vanno sfilando in queste ore. Il piano nazionale è raccontato da tutti i quotidiani nazionali di oggi. Dopo l’addio di Enrico Costa, tanto si muove nella zona del “centrino” al Parlamento nazionale. Secondo le ricostruzioni di stampa, i forzisti starebbero agevolando la nascita di una sorta di “start up” centrista da laboratorio che metta dentro un po’ di parlamentari della diaspora, dal gruppo di Flavio Tosi all’Udc di Cesa, e magari il partito dei pensionati e gli animalisti di Brambilla. Poi c’è Gaetano Quagliarello con le sue truppe di ritorno. E Maurizio Lupi, ancora alfaniano, ma che marcia dritto verso il centrodestra alla testa di quello che i retroscenisti dipingono come un miniesodo pronto a scattare da Ap verso Berlusconi. Un’operazione che permetterebbe al Cavaliere di avere i numeri al Senato per dettare i tempi da qui al voto. E che svuoterebbe quel che resta del progetto neocentrista di Angelino Alfano. A cui resterebbero pochi potenziali interlocutori (anche i Centristi di D’Alia in Sicilia sembrano guardare più al Pd in questa fase), senza parlare del rischio dello svuotamento dei suoi ranghi.
Le elezioni si avvicinano e le potenzialità elettorali, in altri termini il peso dei voti, si fanno sentire. E Alfano in questo senso ha un appeal tutt’altro che irresistibile. Il ministro ha chiamato a raccolta nel weekend a Taormina i potenziali protagonisti di una rifondazione centrista. Incassando però alcuni no grazie. Ora, le grandi manovre forziste per la creazione di un centrino appendice di Berlusconi rivelano un piano che relegherebbe Alfano e i suoi fedelissimi al ruolo di bad company, gravata peraltro dagli scandali che hanno scosso Ncd (oggi Ap), un lungo elenco che va dagli impicci politici e familiari del leader (caso Shalabayeva e carriera “postale” del fratello) alle vicissitudini giudiziarie dei suoi seguaci come Formigoni, Vicari e Castiglione.
Le dinamiche romane però vedono una Sicilia in controtendenza. Qui il colonnello di Berlusconi Gianfranco Miccichè tiene costanti contatti con Alfano nell’intento di allargare la coalizione delle regionali e vincere la sfida contro i 5 Stelle e il Pd. “Ci sono tutte le condizioni per tornare ai fasti di un tempo”, dice l’uomo del 61 a 0 in un’intervista al Mattino. Ma il dialogo tra i due ex nemici e la possibile intesa siciliana devono passare anche da un quadro nazionale. E a Roma il vento sembra soffiare nel verso contrario, almeno a leggere i giornali. Miccichè però non molla. E rappresenterà a breve a Berlusconi la diversa prospettiva della Sicilia, dove le manovre romane di palazzo per far nascere un nuovo mini-centro “possono spostare forse otto voti”, scherzano dalle sue parti.