Abbiamo un sogno per la politica in Sicilia

Politica, sanità, moralità. Abbiamo un sogno: c’è una Sicilia da cambiare

Sognare non costa nulla. Ma c'è una crisi di sistema

We have a dream, abbiamo un sogno. C’è una Sicilia da cambiare. Ogni tanto sognare fa bene anche a chi racconta la realtà nei suoi significati più spiacevoli. Ma i sogni devono essere concretamente applicabili, altrimenti diventano illusioni o inganni, con strascichi pesanti di amarezza.

Abbiamo un sogno, in un frangente che, per varie cause, certifica una crisi di sistema. Vorremmo che per la prossima poltrona in lizza, magari nella sanità, la politica indicasse una figura capace, senza ulteriori attribuzioni. Uno bravissimo, una bravissima. Possibilmente gente nuova, aria fresca. Ci vogliono idee diverse, con percorsi fuori dagli schemi usurati. Il modulo stantio di certe nomine va messo da parte.

Una sanità ‘capovolta’

Abbiamo un sogno. Desidereremmo una sanità siciliana capovolta rispetto a quella di adesso aggravata dai disagi, da liste sconfinate, non commisurate alle esigenze di chi sta male, da una condizione generale di precarietà.

La sofferenza di chi deve curarsi e l’impotenza di chi deve curare si uniscono in un quadro drammatico. I racconti quotidiani che giungono dagli ospedali, dai reparti, dai luoghi di ogni giorno, descrivono, spesso, un penoso stato delle cose. Tanti si sentono abbandonati da un contesto che dovrebbe metterli al centro di ogni attenzione, mentre si consumano attese snervanti e potenzialmente rischiose per la salute.

La questione morale non è un’arma

Abbiamo un sogno. Preferiremmo che la questione morale fosse presa sul serio, in chiave autocritica, da tutti, perché nessuno può chiamarsi fuori. Non deformata, secondo le convenienze. Se, però, si trasforma in un’arma per avere ragione di un avversario, allora significa che non si è compreso nulla del vero punto in gioco.

Il cuore del discorso lo ha ricordato, con la forza di sempre, monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo: “C’è uno scollamento, quando la politica perde il contatto e concentra il potere, perché diventa antipolitica. Allora, non serve più, ma preda la città degli uomini. Tornando ad assumerci la responsabilità, insisto, aiuteremo la politica a restare servizio, senza nessun tipo di connivenza, a maggior ragione quelle con le strutture malavitose e mafiose”. Tutti hanno più o meno trafficato con quel potere che non è utile, se non alle fazioni di rappresentanza.

Centrodestra e centrosinistra

In ambito prettamente politico, ci auguriamo che il centrodestra decida, nei fatti e nei comportamenti, non soltanto nei proclami, che storia vuole raccontare da qui alla fine della legislatura. Una chiarezza dovuta.

Se andare avanti, con compattezza, e garantire un percorso. Se sottolineare le crepe e prenderne atto, in un frangente delicatissimo in cui l’immagine della coalizione è messa in difficoltà dalle inchieste e da una mole di particolari poco edificanti.

E speriamo che il centrosinistra, a suo agio nelle proteste di piazza, si ponga, a sua volta, come una comunità credibile, con proposte, oltre la protesta, orientate verso l’interesse generale. Chiederemmo pure al Pd siciliano – forse è davvero troppo sognare – di smetterla con la storia infinita di una faida, per un principio di decenza politica.

We have a dream…

Vorremmo, infine, giovani siciliani sempre di più, come già tantissimi sono, innamorati della costruzione di un futuro consapevole, senza scorciatoie. Non figure origlianti attraverso le porte di segreterie politiche improvvisate. Ragazze e ragazzi liberi, lontani dagli errori degli antenati. Possibilmente, non in fuga.

We have a drem. Abbiamo un sogno per la Sicilia. Che non sia più la regione di cui sappiamo tutto il peggio, con rari slarghi di meglio. Crediamo nel cambiamento. Ma quante illusioni e amarezze ci hanno accompagnato fin qui.

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