PALERMO – Il destino di Almaviva, e con esso quello di migliaia di dipenenti, sembra essere appeso a un filo. Lunedì i sindacati incontreranno l’azienda che, dal 2001, gestisce i call center di Sky, Wind e Infostrada, Tim, Alitalia e non ultimo Enel. Quel giorno circa 1.900 persone potrebbero perdere il posto di lavoro nella sola sede di Palermo. Da Almaviva però tutto tace. “C’è una convocazione sindacale e questo è un dato di fatto – tagliano corto dall’azienda -. Non anticipiamo i contenuti dell’incontro, né rilasciamo commenti”. Ancora 72 ore per conoscere il destino di un migliaio di dipendenti, tra via Cordova e via Marcellini, struttura quest’ultima che, fino a qualche giorno fa, ospitava anche la sede legale della società poi trasferita a Roma.
Un sintomo che farebbe pensare a un ridimensionamento delle sedi siciliane. “Inizialmente sembrava che l’azienda volesse aprire alla mobilità solo per le sedi di Palermo, Napoli e Roma, i poli più vecchi – spiega Fabio Miraglia dell’Ugl -. L’allora Cosmed partì proprio da queste città. È qui che si trovano i lavoratori più anziani e il nostro timore è che a livello di costo del lavoro questi dipendenti pesino troppo all’azienda”. La convocazione, prevista per mezzogiorno di lunedì, si svolgerà contemporaneamente in tutte le sedi. “Questo ci fa mal sperare – spiega ancora il sindacalista -. Potrebbe significare la volontà di evitare contestazioni”.
Ancora tre giorni e poi si saprà se verrà aperta la mobilità per quasi 2.000 persone. Da quel momento i sindacati e l’azienda avranno 45 giorni di tempo per trovare un accordo. Finito questo step si avrà un ulteriore mese per cercare una soluzione con le istituzioni governative. Allo scadere del 75esimo giorno, falliti i tentativi di mediazione, partiranno le lettere di licenziamento singole. Se, come si teme, questo verrà comunicato il 21, già dal prossimo 5 giugno potrebbe avviarsi la procedura di mobilità per i dipendenti in esubero che, secondo i sindacati, sono poco meno della metà. Su circa 5.700 dipendenti in Sicilia, di cui un migliaio impiegati nel catanese, a rischio sarebbero, secondo i sindacati, solo quelli con sede a Palermo. Quasi 4.300 dipendenti.
Un rischio inaccettabile per i tantissimi lavoratori del call center che, in molti casi, guadagnano appena 650 euro. “Davvero pochi hanno contratti full time – prosegue Miraglia -. Soltanto il 10 per cento del totale. Tutti gli altri part time”. E aggiunge che “da quando è avvenuto il passaggio al terziario dal settore ‘industria’, con il contratto di solidarietà il lavoratore perde circa il 20 per cento in busta paga. Adesso viene corrisposto solo il 50 per cento dall’Inps, mentre prima era il 70 per cento. Qualche giorno fa c’è stato persino stato un incontro al Mise dove si accordavano nuovi ammortizzatori sociali. Se li erogassero potremmo prendere tempo, potremmo garantire ai lavoratori il livello occupazionale”.
Una situazione che raggiunge il suo apice adesso, ma che già in passato ha visto il rischio licenziamento come una prospettiva reale, tanto da scatenare una cordata di solidarietà sui social, condivisa da molti personaggi famosi, con l’hashtag #iosonoalmaviva. “Ho rinunciato a tutto per questa azienda – spiega Alessandra Iovino, dipendente Infostrada -. Sono una mamma sola che ha cresciuto tre ragazzini, che ha bisogno di lavorare. Quando siamo stati assunti l’azienda pretendeva due requisiti: bisognava avere più di 25 anni di età ed essere disoccupati da più di due anni. Lì dentro in molti adesso abbiamo i capelli bianchi, sintomo del fatto che con questa azienda siamo cresciuti. Reinventarci a cinquantanni sarà impossibile”.
Il clima in azienda è teso. I sindacati provano a rassicurare i lavoratori che, di contro, vivono questo momento sotto stress. “Dobbiamo rispettare una tabella di marcia serrata – spiega ancora la Iovino -. Lo stress emotivo è tanto. Io non so di chi è la colpa, so però che bisogna trovare una soluzione. Questa è una sconfitta per la città, per lo Stato e lunedì avremo solo la conferma che tutto sta per finire. Mio marito lavora pure per Almaviva. Come faremo a garantire un futuro alla nostra famiglia?”.