PALERMO – Trent’anni circa. Alto un metro e ottanta. E con una mazzetta di volantini elettorali in tasca. Ecco uno dei galoppini della campagna elettorale di Edy Tamajo. Di lui hanno parlato alcuni residenti di Brancaccio. L’uomo, il cui nome al momento è coperto da omissis, andava in giro nei palazzi del rione. Fin qui nulla di illecito. La campagna elettorale di fa anche così. La faccenda si complica quando ci sono di mezzo soldi, intercettazioni e verbali di sommarie informazioni.
Alle 12:36 del 5 novembre, il giorno del voto, Cristian D’Alia contatta la moglie Giovanna Cassisa: “Pronto, amò, vedi che mi sono informato con omissis, gli devi scrivere pure il nome altrimenti non vale, ci devi mettere la croce e il nome Tamajo”. La moglie: “A Nicola non glielo hai detto che doveva mettere il nome?; “Ora lo chiamo”. Il rischio è che Nicola fosse già andato a votare in una scuola del quartiere senza le indicazioni necessarie.
Ascoltate le conversazioni i finanzieri del Gruppo Palemo, su delega del procuratore aggiunto Sergio Demontis e del sostituto Fabiola Furnari, hanno convocato alcuni cittadini. Dal loro racconto sono arrivate delle conferme preziose: “Ricordo che una sera ero a casa di mia madre, giunse mio fratello, c’era la possibilità di incassare 25 euro qualora avessimo votato un determinato candidato”. Secondo i pm, si trattava di Tamajo anche se, aggiunge la testimone, “di fatto non ho mai saputo da mio fratello che stesse promozionando il nome di Tamajo”. Di certo per il parente “prese le tessere elettorali e uscì.. domenica 5 novembre prima di andare a votare sono andato da mia madre e ho trovato la scheda elettorale”.
Il punto di ruferimento in zona era un uomo che “girava nel quartiere, sui 30 anni circa che bussava alle porte delle persone del palazzo dicendo che c’era la possibilità di percepire 25 euro se avessimo votato Tamajo come riportato dai volantini che aveva con sé..”. E non era l’unico impegnato nella campagna elettorale per il neo onorevole che, candidato nella lista di Sicilia Futura, è stato il più votato a Palermo: “Nella zona, per strada o anche in attività commerciali c’erano diverse persone del quartiere che conosco solo di vista che facevano votare Tamajo in cambio di 25 euro”. Inevitabile che saranno presto convocate.
A Brancaccio, almeno così emerge dalle risposte raccolte dai finanzieri, Tamajo ha fatto a meno dei classici comizi. “L’unica volta che ho visto il volto di Tamajo è stato sul volantino quando mi hanno proposto di votarlo”, ha riferito un testimone che ricorda bene quanto accadde la mattina del voto: “Ho sentito bussare al citofono. Sono andata al portone di accesso. Qui ho incontrato quest’uomo che senza neanche presentarsi mi ha chiesto di votare Tamajo rappresentandomi che avrei avuto in cambio 25 euro”. A parlare è una donna che scelse, però, di non seguire le indicazioni: “Mi promise che mi avrebbero pagato al termine delle elezioni e solo alla vittoria del candidato Tamajo. Ma io non ho votato Tamajo”.
Da parte sua il neo deputato al parlamento regionale continua a definirsi sereno per la correttezza del suo operato. Non conosce i nomi dei galoppini che avrebbero fatto votare per lui promettendo 25 euro in cambio di ogni singola preferenza. Attraverso i suoi legali, gli avvocati Giovanni Castronovo e Nino Caleca, si è detto certo che la linearità del suo comportamento verrà fuori e si augura solo che l’inchiesta faccia celermente il suo corso.