06 Giugno 2019, 06:12
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PALERMO – Un piano di risanamento da correggere, rivedere in più punti, corroborare con dati di previsione e ipotesi dettagliate, in cui si evidenzi come arrivare a un equilibrio finanziario duraturo. Formalmente quella del Comune non è una bocciatura, ma le osservazioni al piano di risanamento Amat messe nero su bianco dal Settore Partecipate di Palazzo delle Aquile hanno tutto il sapore di una sonora bacchettata.
L’azienda che si occupa del trasporto pubblico della quinta città d’Italia è in una situazione critica: il taglio da sette milioni paventato dalla Regione è infatti solo l’ultimo dei problemi di una società che ha un passivo strutturale ormai consolidato e ha chiuso l’ultimo bilancio stralciando 50 milioni di euro, fra crediti cancellati e somme da restituire al Comune. E siccome il capitale sociale è stato intaccato considerevolmente, l’azienda ha dovuto redigere un Piano di risanamento che indichi, con precisione, cosa si vuol fare per rimettere i conti a posto.
Piano che Amat ha diligentemente redatto, con un’ottantina di pagine (allegati compresi) in cui chiede la ricapitalizzazione, l’aumento del contratto di servizio, l’assunzione di 198 dipendenti di cui 100 già nel 2019, una cabina di regia, più controlli sui mezzi e la revisione degli abbonamenti. Pena il taglio dei servizi e conseguenze negative sui lavoratori. Il Piano è passato così al vaglio del Comune che, nell’assemblea dei soci del 7 maggio, ha “suggerito” alcuni correttivi, anche sulla base della relazione del Settore Partecipate guidato da Sergio Maneri.
Appena otto pagine, quelle firmate dal dirigente, dal peso però non indifferente. “La rappresentazione, a volte ripetuta, delle medesime tematiche e il poco supporto degli elementi conoscitivi delle azioni previste – scrive Maneri – non permettono una compiuta comprensione delle strategie aziendali. Ciò nondimeno, il progetto presentato può costituire un documento di riferimento per gli approfondimenti necessari a rendere lo stesso più coerente con i principi” di legge.
Partiamo dal personale. Secondo il Comune, elencare sinteticamente gli interventi senza una “declinazione operativa” e l’impatto economico, non basta: “Il Piano non illustra l’attuale organigramma, né offre una descrizione, seppure sintetica, della composizione quali-quantitativa del personale e degli obiettivi, né della riorganizzazione viene presentato il nuovo modello con evidenza di ruoli, responsabilità e dei declamati ritorni in termini di redditività aziendale”. La capacità assunzionale, fissata in 4,6 milioni, va inoltre conciliata con le norme che prevedono il confronto con il triennio precedente.
C’è poi il capitolo dei conti, da riportare in pari anche con la ricapitalizzazione. “Anche su tale punto il documento non fornisce né analisi, né elementi per il raggiungimento dell’equilibrio”, scrivono gli uffici; non è infatti sufficiente, per il Comune, dire di voler assumere altri autisti, rivedere il contratto di servizio e aumentare i biglietti. “Per consentire una corretta valutazione della proposta – sostiene Maneri – occorre che le azioni previste siano, una per una, puntualmente declinate e supportate da elementi che diano contezza dell’attendibilità delle medesime, occorre che vada specificato come si determina l’aumento dei ricavi, la riduzione dei costi, in quale misura l’assunzione di operatori può contribuire sin dal 2019 al risanamento”. Solo dopo sarà possibile chiedere al Comune di rivedere il contratto e di ricapitalizzare. Inoltre il Piano, che va comunicato anche alla Corte dei Conti, non contiene “nessuna prospettazione di tipo finanziaria e patrimoniale” per raggiungere il riequilibrio in tre anni, limitandosi a quella economica comparata con il pre-consuntivo 2018. Un paragone troppo ravvicinato, anche se nel 2016 e 2017 alcuni eventi straordinari hanno influito sui numeri. Amat deve inoltre spiegare meglio come intende aumentare i suoi ricavi: non basta dire di voler ottenere 900 mila euro in più dai biglietti, 200 mila dal trasporto studenti, mezzo milione dalla segnaletica, 100 mila euro dalla pubblicità, 200 mila dalla Ztl e 300 mila dalle zone blu. Così come va illustrato meglio come recuperare la produttività, magari con un “action plan” apposito.
Insomma, Amat deve correggere il piano e deve farlo in tempi brevi. Anche perché alla nota di Maneri si è aggiunta quella riservata della Ragioneria generale che, secondo i ben informati, sarebbe ancora più dura con la società di via Roccazzo. Sarà questo uno dei temi al centro della seduta di questa mattina del consiglio comunale che, proprio sul presente e il futuro di Amat, ascolterà, oltre all’assessore al Bilancio, anche il Ragioniere generale, Maneri e l’amministratore unico Michele Cimino.
“Un piano di risanamento inattendibile, incongruo e non fondato su dati ed elementi certi – attacca Ugo Forello del M5s – In altre parole, al momento, è carta straccia. Per citare solo alcuni dei punti di criticità dell’atto, manca la predisposizione degli atti propredeutici di fondamentale importanza come il programma di valutazione del rischio aziendale; si fa generico riferimento all’aumento di ricavi, senza indicarne tipo, natura e modalità di produzione; si registra un valore costante dei costi indiretti, anche se tale dato viene, addirittura, celato nel piano stesso; si attribuisce la crisi alle spese per la gestione delle linee tranviarie (avviate nel 2013), ma l’equilibrio di gestione risulta già compromesso dall’anno 2007”. Già, perché sebbene il tram abbia influito negativamente sui conti va rilevato che è da oltre dieci anni che l’azienda presenta conti in sofferenza.
“Non ci sono le condizioni di legge per operare alcuna ricapitalizzazione della società – continua Forello – Inoltre il piano sul fabbisogno del personale risulta del tutto sprovvisto di una base economico-finanziaria: non basta contare sugli sgravi per i neoassunti, perché è evidente che dopo tre anni i costi saliranno. E, dulcis in fundo, la Corte dei Conti avrebbe avviato un’ulteriore verifica con riferimento al corrispettivo dato all’Amat per l’anno 2015. L’immobilismo e l’incapacità, ormai cronica, di affrontare i problemi della città è il tallone di Achille della giunta e degli amministratori delle partecipate. A servizi sempre più scadenti, si accompagna una severa crisi economica, senza mettere mano ad una reale programmazione. Ma il tempo ormai è scaduto”.
Assai più ottimista il numero uno dell’azienda, Michele Cimino: “Si tratta di un piano di efficientamento – dice l’amministratore unico – Amat sta facendo di tutto per resistere e vincere la sua sfida nell’interesse della città. Da anni lo Stato riduce i trasferimenti a regioni e comuni, cosa che ha determinato anche alcuni problemi nei conti di un’azienda come la nostra che, pur essendo passata da 2 mila a meno 1500 dipendenti, eroga gli stessi servizi grazie all’impegno del suo personale, che non posso che ringraziare”.
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