PALERMO – Palermo affoga nell’immondizia: in questi giorni è sufficiente camminare per le vie della città per scorgere, praticamente ovunque, cumuli di rifiuti che fanno bella mostra di fronte a turisti e passanti. Una situazione che potrebbe presto divenire emergenza, sia a causa delle assemblee degli operai che della saturazione della discarica di Bellolampo.
L’incontro dei sindacati con Leoluca Orlando non ha fugato interamente i dubbi dei lavoratori, terrorizzati all’idea del fallimento dell’azienda ma soprattutto dubbiosi sulla road map segnata dal sindaco: requisizione dell’Amia e dei suoi dipendenti, per un periodo limitato, con il mantenimento degli stipendi e il tutto giustificato dallo spettro di un’emergenza igienico-sanitaria, il tempo necessario per la costituzione di una nuova Amia che rimpiazzi quella vecchia ormai piena di debiti e prossima al crac. I commissari, infatti, hanno dato un ultimatum al Comune affinché presenti subito un’altra proposta di concordato, pena il fallimento: una prospettiva che, probabilmente, a piazza Pretoria potrebbero trovare addirittura vantaggiosa visto che in quel caso si ritroverebbero con una nuova Amia ma senza 180 milioni di debiti.
E mentre va in scena il braccio di ferro tra Comune e commissari, con lavoratori e sindacati che indicono assemblee di due ore per turno, la città viene sommersa dall’immondizia. Una situazione di emergenza dovuta in parte proprio alle proteste dei dipendenti: basti pensare che la raccolta (al netto della zona del porta a porta) ammonta a quasi 800 tonnellate giornaliere. Le assemblee in media hanno l’effetto di lasciare, per strada, ogni settimana, circa il 20 per cento dei rifiuti che andrebbero invece raccolti. A questo si aggiungono sia i continui guasti dei mezzi, come il polipo, che vengono sostituiti o riparati ma che fanno accumulare ritardi su ritardi, e soprattutto il rischio Bellolampo.
La discarica cittadina, infatti, è ormai prossima alla saturazione. Le cinque vasche sono praticamente stracolme e già ora decine di compattatori restano in fila in attesa di poter scaricare il proprio raccolto, provocando ulteriori rallentamenti che si sommano a quelli dovuti ai mezzi guasti e alle assemblee. Dal 30 aprile in poi, inoltre, non sarà più possibile conferire altra immondizia: una misura decisa dalle autorità per consentire i lavori di messa in sicurezza delle cinque vasche e che potrebbe comportare enormi disagi. L’ultimazione del primo lotto della sesta vasca, i cui lavori sono partiti con enormi ritardi, è prevista per luglio e resta il dubbio di dove si porteranno i rifiuti durante dal primo maggio in poi. La discarica è da tempo commissariata dalla Regione, che potrebbe per esempio concedere una proroga se non fosse che lo spazio è quasi del tutto esaurito.
A questo punto le ipotesi potrebbero essere due: “esportare” i rifiuti in altri siti, con enormi costi come quelli affrontati dall’azienda durante l’incendio della scorsa estate, oppure velocizzare i lavori della sesta vasca con turni anche notturni che sì costano, ma tanto quanto caricare l’immondizia sulle navi per portarla fuori dalla Sicilia. Una situazione di emergenza, a cui la Regione sta provando fra mille difficoltà a mettere una pezza. Dal canto loro i commissari dell’Amia dovranno decidere a giorni se restare fino al 27 luglio, ovvero fino alla scadenza del mandato, oppure no, mentre i lavoratori attendono rassicurazioni sul proprio futuro. E Palermo nel frattempo? Affoga tra i rifiuti.