PALERMO – I protagonisti devono restare anonimi per tutelare le vittime. È una brutta storia quella che si è conclusa con la condanna ad un anno di carcere, pena sospesa, per un professore di scuola media imputato per avere adescato due giovani studenti.
I fatti risalgono agli anni scolastici 2013-2014 e vennero alla luce quando una compagna di classe delle due vittime si accorse di qualcosa di strano e ne parlò con la mamma che a sua volta avvertì i genitori dei compagni.
Fu allora che saltarono fuori i messaggi che il docente di matematica, V.C., 57 anni, inviava sul telefonino dei suoi ragazzi. Parole del tipo “amore mio”, “cucciolo”, “pisellino pixxolo”, “cucciolotto mio”. Ma anche frasi del tipo. “Voglio il tuo cuore”. Nel corso dibattimento i due giovani studenti aggiunsero che a volte accadeva che il professore li facesse uscire dalla classe durante la lezione di alcuni colleghi e li conducesse nell’aula di informatica, dove usava le stesse parole inviate per sms o via chat.
Altre volte li invitava a depilarsi o gli proponeva dei massaggi. Il professore da allora è stato sospeso dall’insegnamento.
Il giudice Maria La Scala ha anche riconosciuto una provvisionale immediatamente esecutiva di 5.000 euro ciascuno ai ragazzi, oggi maggiorenni, e ai genitori che si erano costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Vito Agosta e Rosario Loria. La quantificazione definitiva del danno sarà stabilita in sede civile. A pagare in solido sarò anche il ministero della pubblica istruzione.
La difesa preannuncia ricorso in appello. L‘avvocato Alessandro Martorana spiega, infatti, che anche dalle testimonianze degli stessi studenti sarebbe venuto fuori il contesto goliardico nel quale erano stati spediti i messaggi. Non c’era alcun intento a sfondo sessuale.