CATANIA – Un grande successo di pubblico e tanti applausi per i due spettacoli “Verso” e “The intervention of loneliness”, rispettivamente di Audrey Bergeron dal Canada e Ming Poon, di Singapore ma residente a Berlino, che lo scorso weekend hanno chiuso la rassegna di danza contemporanea – Welcoming Scenario Danza 15/16 – di Scenario Pubblico. Due spettacoli molto diversi tra loro che insieme esprimono bene il concetto di accoglienza, Welcoming, che da il titolo alla rassegna e allo stesso tempo ne rappresenta l’obiettivo. Entrambi gli artisti sono stati selezionati per il progetto di residenze artistiche ACASA.
Il primo andato in scena, “Verso”, è uno spettacolo molto fisico, quasi meccanico che traspone in linguaggio del corpo gli effetti delle riprese video. Ciò che l’artista studia e ricerca è l’effetto rewind ben espresso dalla quattro danzatrici. Insieme a Audrey Bergeron in scena le ballerine della sua compagnia Jessica Serli, Kim Henry e Merryn Kritzinger. Movimenti ripetuti che seguono una musica ripetuta, creata in studio da Jessica Serli, e che sono un continuo percorrere e ripercorrere i movimenti che le brave danzatrici esprimono in un vero effetto rewind. Uno spettacolo che esplora la femminilità, i clichés della bellezza e che si basa su energie contrastanti. Le quattro danzatrici si muovono insieme ma separatamente, condividono il palco, ma non condividono quasi mai i movimenti, ognuna ha il suo effetto rewind, tutte insieme sono un continuo fare e rifare, andare avanti e tornare indietro. “Verso” nasce e si evolve a partire dalla performance che ha debuttato a Montreal a gennaio di quest’anno, “Through the eye of the needle”, che però era danzata dal solo trio Serli, Henry e Kritzinger. “Ho voluto unirmi al gruppo perché credo che in quattro si riempia meglio lo spazio e si abbia di più la sensazione e l’effetto rewind”, afferma Bergerron. “Il mio spettacolo – continua – è una ricerca sugli effetti delle macchine da presa per trasformarli in linguaggio del corpo. Strumento che ci è stato molto utile anche per la costruzione dello spettacolo perché abbiamo registrato e guardato e riguardato per impostare i movimenti in rewind. Uno spettacolo un po’ assurdo se vogliamo – conclude – ma mi piace l’assurdità”.
Il secondo andato in scena è uno spettacolo nello spettacolo. “The intervention of loneliness” infatti non è una vera coreografia ma un concetto in cui anche e soprattutto il pubblico è il protagonista. Ming Poon, già danzatore della Compagnia Zappalà Danza, ha portato negli spazi di Scenario Pubblico il progetto di strada iniziato nel 2014 a Berlino: Dance with me. Si tratta di una ricerca sociale che nasce dal senso di solitudine che tenta, per dirlo con le parole dell’artista: “una piccola rivoluzione di relazioni”. Con un cartello con una scritta semplice e diretta, danza con me, invita la gente a relazionarsi, a danzare un lento condividendo un auricolare e quindi ad avvicinarsi a un corpo estraneo in un abbraccio. A Scenario Pubblico ha iniziato da solo, esattamente come quando è in strada, ma poi, chi ha iniziato a ballare con Poon si è fermato sul palco in attesa, a sua volta, di qualcuno che volesse condividere un ballo lento. Ecco quindi che i diversi cartelli che ripetono la scritta danza con me in diverse lingue, sono tenuti sempre da più persone fino a quando sono in venti sul palco a danzare. Il pubblico da spettatore diventa lui stesso danzatore, protagonista di una condivisione di emozioni e sensazioni positive frutto dell’incontro con l’altro. “La gente è sospettosa, ci vuole coraggio per avvicinarsi a uno sconosciuto e ballare insieme così vicini come obbliga la condivisione dello stesso auricolare – afferma l’autore -. Combattere la diffidenza è difficile, ma il condividere questa esperienza arricchisce di tanta energia positiva che ti fa pensare: ‘che bello il mondo, tutto si può fare’”. La solitudine è alla base di tutto. La solitudine di chi aspetta che qualcuno si avvicini all’uomo col cartello, la solitudine di chi decide di ballare e di chi decide di non farlo, la solitudine di un momento, la solitudine di una vita lontano dalla propria casa. La solitudine non è la vera protagonista però, sono le persone con le loro emozioni. “Non voglio dare spazio alla solitudine – spiega l’autore – ma creare qualcosa di positivo a partire dalla solitudine”.
Audrey Bergeron ha studiato all’École de danse contemporaine de Montréal. Ha preso parte alla performance Loops di Ismaël Mouaraki per la compagnia di danza Destins Croisés, così come in “Vieux Thomas et la petite fée” e in “L’Atelier” di Hélène Langevin della compagnia Bouge de là. E’ stata componente del cast di “Jabbarnack”, “La couleur du gris” e “Rue Fable”, tre produzioni Omnibus. Nel 2013 si è unita alla rinnovata compagnia O Vertigo e ha danzato nelle coreografie originali: “Khaos”, “Les petites formes”, “La vie qui bat and Soif”. come coreografa, tra gli altri, ha creato progetti per Tangente’s Danses Buissonnières series, Festival Quartiers Danses, Zone Homa e Bouge d’ici. inoltre, ha creato numerosi video di danza con cui ha partecipato a diversi festival internazionali. La sua ultima coreografia “By the eye of the needle” (60 minutes) è stata presentata da Danse – Cité a Montreal nel 2016.
Ming Poon è un artista/performer del movimento che attualmente vive a Berlino. Il suo progetto è spesso legato alle connessionii umane in quanto crede che muoversi significa relazionarsi e sforzarsi di fare progetti che mettano in evidenza la relazionalità tra le persone attraverso il movimento. Il corpo è il mezzo principale che usa quando si impegnamo con la sua natura e il pubblico. Alcuni dei suoi progetti implicano la danza, altri no. Nella sua idea di danza non ci sono danzatori, ma soltanto corpi in un costante processo di relazioni come stendere la mano, avvicinarsi, unirsi e separarsi.