'Màkari' e il suo cast siciliano, Gioè: 'Ma non sono il nuovo Montalbano' - Live Sicilia

‘Màkari’ e il suo cast siciliano, Gioè: ‘Ma non sono il nuovo Montalbano’

Intervista al protagonista della nuova fiction per la Rai
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La Rai sembra essersi affezionata molto alla Sicilia tanto da farne location ‘prediletta’ per i suoi prodotti televisivi. Dopo il grande successo del Commissario Montalbano stavolta, i riflettori sono tutti puntati sull’altro lato della costa siciliana, il trapanese; per cui Castellammare del Golfo, la Riserva naturale dello Zingaro, la spiaggia del golfo di Macari, Marsala, Segesta, Mazara del Vallo, e San Vito Lo Capo faranno da scenario a “Màkari”; la nuova serie tv ‘gialla’ prodotta dalla Palomar in collaborazione con Rai Fiction e diretta da Michele Soavi, in onda su Rai1 da lunedì 15 marzo, per 4 prime serate. Protagonista principale l’attore palermitano Claudio Gioè che interpreta un ex giornalista, Saverio Lamanna, che dopo essere stato licenziato lascia Roma per tornare nella sua terra, la Sicilia dove ricomincia una nuova vita. E proprio a Màkari si scoprirà scrittore e investigatore ‘per caso’ insieme all’amico Peppe Piccionello (interpretato da Domenico Centamore). Ad aggiungersi al duo, Suleima (interpretata dall’attrice catanese Ester Pantano) laureanda in architettura che trascorre l’estate in Sicilia lavorando come cameriera stagionale e che avrà una storia d’amore con Lamanna.

Un cast tutto siciliano: oltre a Claudio Gioè, Domenico Centamore, ed Ester Pantano nel cast artistico figurano anche Sergio Vespertino e Filippo Luna. Intrighi, misteri e delitti mascherati sotto forma d’incidenti, si susseguiranno nelle 4 puntate tratte da altrettanti romanzi del giornalista e scrittore – nonché storica firma di I Love Sicilia – Gaetano Savatteri (“I colpevoli sono matti”, “La regola dello svantaggio”, “È solo un gioco” e “La fabbrica delle stelle” editi da Sellerio Editore); con l’intento di veicolare l’immagine di una Sicilia diversa, svincolata dai soliti stereotipi.
Le riprese iniziate il 6 agosto 2020 a Palermo, e proseguite nella provincia di Trapani sono terminate a dicembre. La serie prodotta da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra con Max Gusbert è scritta da Francesco Bruni, Salvatore De Mola, Leonardo Marini e Attilio Castelli. Le musiche sono firmate da Ralf Hildenbeutel, mentre la sigla Màkari è scritta e realizzata da Ignazio Boschetto e interpretata da “Il Volo”. A decretare un eventuale seguito del progetto sarà il pubblico- come è stato detto in conferenza stampa dalla direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati.

Abbiamo rivolto qualche domanda a Claudio Gioè, interprete principale di Màkari. Com’è stato girare quest’estate nonostante il coronavirus? “E’ stato molto stressante, soprattutto dal punto di vista psicologico perché al di là del fatto di lavorare 12 ore al giorno con le mascherine, e tutte le protezioni, anche il caldo, che in Sicilia è abbastanza intenso, fa la sua parte. E al di là di questo c’era anche uno stress psicologico perché poteva succedere che dopo mesi di lavoro ci potevamo fermare perché magari qualcuno prendeva il covid; non c’era la certezza di riuscire a finire il lavoro”.
In cosa ti somiglia Saverio Lamanna? “Beh lui è un palermitano che è stato tanti anni a Roma a lavorare e poi torna a vivere a Palermo. In questo senso c’è una specie di fortunata coincidenza biografica con la mia recente storia; nel senso che anch’io sono un palermitano che è andato fuori e poi è ritornato ma come tanti. E Savatteri sa raccontare molto bene il ‘mal di Sicilia’ che prende a tutti quelli che comunque per lavoro o per necessità sono costretti a lasciare la propria terra. Saverio Lamanna non è il primo che ritorna dopo tanti anni né io sono il primo che ritorna ma è credo una costante di tutti noi siciliani che quando andiamo via dalla Sicilia c’è sempre un richiamo molto forte che in alcuni poi si traduce anche in un ritorno”.

E invece in cosa ti somiglia caratterialmente? “Caratterialmente sicuramente una certa dose di autoironia, di sarcasmo, di cinismo anche un po’ e anche questo è un po’ tipico del carattere di noi palermitani: mettiamo magari una maschera per nascondere certe ferite, certe problematiche che ci sono. In effetti Saverio Lamanna quando ritorna nella sua terra è un uomo spezzato, è un uomo che è stato licenziato in tronco dopo un’ascesa gratificante nel suo campo e quindi è in totale crisi. Deve reinventarsi completamente un’esistenza. Quindi sicuramente non è una situazione facile, tuttavia l’affronta con molta leggerezza; nel modo di affrontare anche questo tipo di problematica, anche questo è un aspetto simile alla nostra cultura, almeno della mia generazione, che è simile a quella di Savatteri tutto sommato”.

Cosa si deve aspettare il pubblico da questa fiction e dal tuo personaggio? Ti hanno definito un po’ il nuovo Montalbano, ti senti un po’ il sostituto? “No assolutamente no. Nel senso che comunque ogni accostamento a questa istituzione della serialità italiana è già per noi un onore, per carità, però parliamo di due progetti completamente diversi. La gente si dovrà aspettare un’angolazione diversa, una declinazione diversa della narrazione della Sicilia della sua contemporaneità; anche del suo modo di reagire agli stereotipi, ai luoghi comuni, alla narrazione che in questi anni si è fatta anche un po’ della Sicilia. Saverio Lamanna è un uomo contemporaneo che vive la Sicilia di oggi e che un po’ cerca di capire le proprie prospettive per il futuro cercando di superare un passato pieno di problematiche come questa terra ha”. Una fiction proprio siciliana in tutto, non solo per i luoghi anche nel cast. “Sì mi faceva notare Domenico Centamore, che è lo straordinario interprete di Peppe Piccionello, che effettivamente e forse per la prima volta, in una fiction siciliana il cast principale è tutto composto da attori siciliani in effetti. E questo forse è veramente una prima volta”.


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