CATANIA – “Sono incredulo dinanzi all’iniziativa di alcuni parlamentari direttamente interessati ad un intervento normativo definito dalla stampa “norma salva ineleggibili” di carattere innovativo ma con il tentativo di renderlo retroattivo con il titolo di “interpretazione autentica” in materia di ineleggibilità. Con arroganza, gli stessi, eletti, che si trovano sub iudice, perché dichiarati già ineleggibili con sentenza di primo grado dall’Ill.mo Tribunale di Palermo”. Ha scritto al Presidente Mattarella ed al Csm, il candidato alle scorse elezioni regionali Santo Primavera. Ma la stessa missiva l’ha indirizzata al Ministro degli Interni Piantedosi, al Governatore Schifani, al Presidente dell’Ars Galvagno.
I termini della vicenda
La questione è rovente. Ed è quella che riguarda la modifica della normativa inserita nel maxi-emendamento alla Manovra correttiva che dev’essere votata a Palazzo dei normanni. Nello specifico, una correzione alla legge che dichiara ineleggibile chi ricopre incarichi in enti e società di riferimento regionale. Un fatto raccontato da Mario Barresi dalle colonne de La Sicilia.
Ed a ben vedere si tratta, lo si capisce bene, di una questione tutt’altro che di poco conto. Con possibili risvolti del caso che chiamano in causa soprattutto vicende che ricadono nel perimetro catanese: la legge attuale, infatti, riguarda direttamente l’elezione dei deputati Dario Daidone e Davide Vasta e sui quali, come detto, si è già pronunciato in primo grado il Tribunale di Palermo.
Un passaggio che va ben oltre le sigle dei partiti e che chiama in causa i singoli componenti della Commissione Bilancio che hanno dato il via libera alla correzione.
“A pochi giorni dal decisum, in violazione non solo dei principi dell’ordinamento giuridico italiano per lo stesso contenuto e forma della norma – scrive ancora Primavera -, ma anche in violazione delle disposizioni statutarie in ordine al procedimento legislativo perché materia di attuazione statutaria, nonché del regolamento interno dell’Ars (artt. 64 bis-65 e seguenti), la Commissione Bilancio dell’Ars nella seduta di giorno 9 novembre 2023 ha approvato un articolato di natura elettorale, da inserire nel maxi emendamento collegato alla finanziaria, trasmesso per l’approvazione dell’Assemblea”.
I capigruppo
E dire che, in un primo momento, la conferenza dei capigruppo dell’Ars aveva decretato che dal voto sarebbe stata esclusa qualunque norma di ordinamento. Un fatto evidentemente disatteso e che ritorna ai capigruppo, i quali domani saranno chiamati a confermare o meno la scelta.
E tra lettere, veti incrociati e telefonini caldissimi l’impressione è che la partita sia tutt’altro che chiusa.