“Attenzione: accelera da sola”. L’insolito avvertimento è contenuto in un post-it attaccato sul cruscotto di una Lancia Lybra, una della auto in uso all’ufficio automezzi della procura di Palermo. Pochi giorni fa, il malcapitato autista a cui è toccata in sorte la Lancia ha dovuto frenare molto per accompagnare il magistrato sottoposto a tutela a destinazione. Per evitare quindi che la cattiva esperienza si ripetesse ha attaccato quel post it sul cruscotto.
La Lancia Lybra che accelera da sola però è soltanto la punta dell’iceberg. La condizione del parco macchine della procura palermitana è infatti disastrosa. “Lavoro qui da 36 anni e credo che non si sia mai raggiunta un situazione simile, sia per quanto riguarda la condizione delle auto sia dal punto di vista del numero” commenta uno dei dipendenti dell’ufficio automezzi del Palazzo di Giustizia.
Il parco auto a disposizione della procura è composto in totale da 36 automobili, di cui due non blindate. I magistrati sottoposti a tutela – che devono quindi avere a disposizione un’auto – sono in totale venticinque. Delle 36 auto, però, ben undici sono guaste. Alcune anche da mesi. Cinque non sono addirittura riparabili, perché i costi di riparazione superano di gran lunga il valore delle auto. Ci sono poi quelle talmente vecchie che i pezzi di ricambio sono difficili da trovare. È il caso delle vecchie Lancia K che non possono essere utilizzate per i lunghi percorsi. Alcune sono ferme in attesa della definitiva rottamazione. Ma, anche quando i guasti sono facilmente riparabili, le auto rischiano di rimanere non utilizzabili per mesi. Questo perché ogni “riparazione straordinaria” deve essere segnalata dall’ufficio automezzi alla ragioneria della procura che dopo aver ottenuto i fondi dal ministero di Grazia e Giustizia da il via libera.
Un iter troppo lungo soprattutto se consideriamo che per “riparazione straordinaria” s’intende tutto ciò che prescinde dalla normale manutenzione come la sostituzione delle pastiglie dei freni o il cambio olio. Il risultato è che alcune automobili rimangono ferme per mesi. E i magistrati spesso preferiscono utilizzare le proprie auto per andare fuori città.
Anche l’amministrazione delle auto più nuove è, però, problematica. Nel parco macchine della procura ci sono infatti anche sette Subaru e ben diciotto Bmw acquistate tra gli 8 e i 6 anni fa. Solo che a Palermo la concessionaria della casa automobilistica tedesca ha chiuso i battenti nei mesi scorsi. Per la riparazione delle Bmw (anche di quelle ancora in garanzia) l’ufficio automezzi è quindi costretto a rivolgersi ad altre concessionarie. O meglio sarebbe costretto. I fondi stanziati dal ministero per la manutenzione del parco macchine della procura di Palermo arrivano infatti a coprire soltanto un quinto di quelli realmente necessari. E l’unica soluzione è parcheggiare le auto guaste in attesa di avere i fondi per ripararle.
A chiudere il conto di una situazione disastrosa c’è poi il capitolo autisti che (ovviamente) sono troppo pochi: appena 36 per 25 magistrati assegnatari di un’auto. Se consideriamo che ogni auto avrebbe bisogno di due autisti al giorno (due turni di 8 ore) è ovvio che non bastano. Ecco quindi che per sopperire alla mancanza di autisti civili gli agenti delle scorte si siedono spesso al volante dell’auto blindata. Sperando ovviamente di non capitare mai su quella Lancia che accelera da sola.