Basile, gloria a un veterano umile: |"Vorrei continuare, non per i soldi" - Live Sicilia

Basile, gloria a un veterano umile: |”Vorrei continuare, non per i soldi”

di Benedetto Giardina - I successi del passato, la cavalcata che ha portato l'Orlandina a salvarsi, le ipotesi sul proprio futuro. Nel corso di una lunga intervista rilasciata a Live Sicilia Sport, l'esperta guardia si racconta e analizza il momento vissuto dalla pallacanestro.

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CAPO D’ORLANDO (MESSINA) – Quarant’anni di successi sui parquet prestigiosi di tutta Europa, fino all’ultima soddisfazione nel più piccolo comune mai visto in Serie A. Le vittorie nella carriera di Gianluca Basile sono sempre state una costante e anche in quella che è stata la sua prima stagione in lotta per la salvezza, l’obiettivo è stato centrato nel migliore dei modi. Festa con un mese d’anticipo, per di più portando a casa lo scalpo dell’Olimpia Milano campione d’Italia. Una cavalcata che porta indubbiamente la firma della guardia pugliese, assente per infortunio nella sfida contro l’EA7, ma cardine di una squadra capace di conquistare in scioltezza la conferma nel prossimo torneo di massima serie. Un risultato che per Basile, intervistato da LiveSicilia Sport, va messo sullo stesso piano dei grandi successi raccolti nel corso della lunghissima carriera professionistica: “Nella pallacanestro ci sono periodi in cui si punta in alto, si possono vincere scudetti ed Euroleghe, poi inevitabilmente gli anni passano, ma la voglia rimane la stessa. Gli obiettivi cambiano, sono da due anni a Capo d’Orlando e ho ottenuto una promozione e una salvezza. Metterei tutto sullo stesso piano, ogni squadra ha i suoi obiettivi e l’obiettivo di Capo d’Orlando era la salvezza”.

Dopo aver dato dimostrazione di poter ancora competere in Legadue, Basile è tornato a dire la sua in Serie A. Un campionato che però, per un giocatore della sua età, riserva non poche insidie: “Ho avuto solo risposte, su dei pensieri e su delle idee che ho. La pallacanestro è cambiata, se si gioca e si lavora in una certa maniera si può competere con le grandi. Ovviamente le piccole non sono attrezzate per vincere gli scudetti, ma possono ottenere buoni risultati come la qualificazione ai playoff”. Una sorta di monito, quello che Basile lancia alle squadre italiane, per restare competitive senza snaturare il proprio gioco: “Se in estate si costruisce una squadra con una mentalità si può far bene. Per una serie di motivi si punta al mercato americano, che è quello più economico, ma non sempre ti dà dei risultati. I regolamenti attuali ti danno la possibilità di avere cinque americani, con una scuola differente dalla nostra”. Il modello su cui puntare è quello che Basile ha avuto modo di conoscere meglio: “Bisogna lavorare su questo e guardare gli altri campionati, come la Spagna. Lì giocano tutti a pallacanestro, gente che in Italia non può giocare va in Spagna e lo fa con grandi risultati. Se mettiamo un europeo a giocare la pallacanestro americana non può competere, loro hanno più talento fisico. Però se giochiamo a pallacanestro non ce n’è per nessuno. Venezia ha fatto un mercato europeo, Reggio Emilia è il top secondo me e uno come Mussini in squadre con cinque americani non potrebbe giocare. Dobbiamo avere coraggio, dare carta bianca agli allenatori che si trovano a gestire situazioni non facili”.

Un appello, quello della guardia dell’Upea, che va ben oltre il qualunquismo legato all’utilizzo degli stranieri. È una presa di posizione su una mentalità di gioco che va pian piano sfilacciandosi, adeguandosi a degli standard fisici e atletici che in Europa non possono trovare competitor all’altezza: “Non voglio fare un discorso razzista. Qui si gioca con la mentalità europea, lì con quella americana e noi ci adeguiamo a loro. Qui dobbiamo avere la forza di fargli cambiare mentalità, so che non è facile, ma bisogna imporre questo tipo di pallacanestro”. Gli esempi di grandi americani passati per l’Eurolega e tornati in NBA con un bagaglio tecnico più ampio non mancano, come sottolinea Basile: “Tutti gli americani che capiscono questa mentalità vanno a giocare nelle big, ma sono in pochi a capirlo. Per il loro fisico e la loro tecnica, se giocano di squadra non ce n’è per nessuno. Il fisico conta, è ovvio, se uno corre di più e salta di più, con un’idea di pallacanestro, alla fine fa quel che vuole”. Resta comunque un problema che va affrontato dalle società, e non certo dai giocatori: “Non è facile per una squadra fare certi sforzi, bisogna conoscere anche il mercato europeo, ma sono convinto che in Italia e in Europa ci siano tanti giocatori buoni, anche a livello di budget”.

E in un basket sempre più atletico, dove si vede Gianluca Basile? La risposta, dati gli acciacchi e l’età, può sembrare scontata. L’argento olimpico di Atene nel 2004 però non ha alcuna voglia di cedere il passo: “Sono convinto che se si gioca la nostra pallacanestro posso ancora competere. Se devo competere con quella americana non ce la faccio, così come non ce la fanno Soragna, Nicevic e Pecile. Non posso pretendere di stare in campo per trenta minuti perché si è soggetti ad infortuni, ma una ventina di minuti col nostro basket sarebbe l’ideale”. Un messaggio per l’Orlandina, dunque, anche se non basta mettere sul piatto un nuovo contratto: “Sì, non si tratta di soldi, solo di costruire la squadra in una certa maniera. Quest’anno ci stava, è stata costruita in una maniera tipica per le squadre italiane, dopo la società ha avuto il coraggio di cambiare alcune cose e i risultati si sono visti. Con un mercato differente da quello di quest’anno potrei anche pensare di restare un altro anno, ma intanto pensiamo a finire questo campionato”. A riprova di come la “seconda” Orlandina sia stata più congeniale alle sue caratteristiche, ci sono le prestazioni sul campo: “A inizio anno si giocava una certa pallacanestro – ammette Basile – adesso un’altra. Prima non potevo competere, cambiando alcuni fattori mi sono sentito più importante e ho preso più fiducia. Quando hai questi due elementi si crea un mix che ti fa giocare bene”.

Che il gioco di Capo d’Orlando sia buono se n’è accorta anche Milano. Il modo migliore per festeggiare in casa la matematica salvezza non poteva essere che quello di vincere contro la capolista e campione d’Italia in carica. L’Orlandina l’ha fatto senza Basile, che ovviamente dispensa applausi e complimenti per i compagni di squadra: “Sapevamo dell’importanza della partita contro Milano, sia per il presidente che per la gente. Batterli è sempre motivo di orgoglio ed effettivamente devo fare i complimenti ai ragazzi, che hanno disputato una partita eccellente. Per quaranta minuti hanno mantenuto la stessa intensità, questa vittoria è la ciliegina sulla torta al termine di una stagione conclusa con la salvezza”. Un rientro positivo al PalaFantozzi, dunque, che aspetta soltanto di rivedere Basile prima della fine del campionato: “Spero anch’io di sì. Devo vedere come va la lesione, però sono fiducioso”.


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