La Dia ha sequestrato beni immobili per un valore complessivo di 2 milioni di euro fra Sicilia e Umbria.
Negozi, appezzamenti di terreno e palazzi intestati a prestanome della famiglia mafiosa palermitana di San Lorenzo-Resuttana. Il provvedimento è stato disposto dal gip del tribunale di Palermo, Vincenzina Massa, su richiesta del pm Domenico Gozzo, Gaetano Paci e Dario Scaletta. Le indagini sono state svolte dalla Dia con la collaborazione dei carabinieri di Terni
Nella città umbro sono state sequestrate due ditte individuali con relative licenze (negozio e supermercato), un palazzo e due immobili adibiti a negozi. A Partinico (Pa), invece, è stato sequestrato un vasto appezzamento di terreno. Tre le persone indagate per concorso in intestazione fittizia di beni e trasferimento fraudolento di valori aggravato al fine di agevolare Cosa nostra. Si tratta di Salvatore Lo Cricchio, 63 anni, zio di quel Nicolò Di Trapani recentemente condannato per estorsione aggravata e continuata. Tramite alcuni prestanome, fra cui Pietro, il figlio 26enne, e Paolo Faraone, palermitano di 43 anni, avrebbe “rivestito, in nome e per conto della famiglia mafiosa di appartenenza, un ruolo attivo nella gestione e nell’investimento dei proventi illeciti”. Ma Lo Cricchio ha fatto un errore, ovvero quello di rivolgersi a soggetti esterni, non legati a vincoli di sangue, minando la proverbiale impermeabilità del sodalizio criminale. Soggetti esterni, scrivono gli inquirenti, “in possesso di una conoscenza qualificata e di una capacità operativa difficilmente reperibile all’interno dell’organizzazione stessa”.
Così le attività di Terni sono state assegnate a Faraone, siciliano trapiantato in Umbria, che, spiegano gli investigatori “sia direttamente e sia tramite persone anche a lui legate sentimentalmente, ha contribuito all’intestazione fittizia di attività commerciali e di beni immobili: il tutto nella piena consapevolezza di agire a tutela degli interessi occulti di Lo Cricchio”. Mentre per quanto riguardo l’appezzamento di terra sequestrato a Partinico, nel Palermitano, gli inquirenti mettono in evidenza la capacità di Cosa nostra di rientrare in possesso dei beni immobili colpiti da provvedimenti giudiziari. Nel 1993, a seguito del fallimento delle attività di Lo Cricchio, questo appezzamento di terra fu venduto all’asta due anni dopo alla “Siderurgica 2001 sas” di Partinico, i cui titolari erano imparentati con Di Trapani. Nel 2002 il figlio di Lo Cricchio, Pietro (sulla carta nullatenente), riacquistò lo stesso terreno a un prezzo irrisorio, facendolo tornare nuovamente nella disponibilità della famiglia.