PALERMO – Il Comune di Palermo trema di nuovo a causa di una relazione che passa ai raggi X i suoi bilanci, e questa volta il documento arriva direttamente dalla Corte dei conti. Dopo le osservazioni di settembre da parte del Ministero dell’Economia, stavolta è il giudice istruttore Francesco Albo a mettere nero su bianco le anomalie riscontrate intanto sui rendiconti del 2015 e del 2016. Ventisei pagine che non solo mettono in dubbio cifre e dati che sono stati regolarmente votati dal Consiglio comunale, ma che evidenzierebbero come i conti del comune di Palermo, relativamente al 2015, tradiscano più di quattro dei parametri di deficitarietà strutturale, situazione che, se confermata, potrebbe costringere l’Amministrazione comunale a dichiarare il default.
Albo nell’introduzione non risparmia bacchettate agli uffici e alla ragioneria: “L’istruttoria condotta nei confronti del Comune di Palermo è risultata particolarmente difficile per via del tardivo e non integrale riscontro da parte dell’organo di revisione alle richieste di questa Sezione”. La Corte dei conti avrebbe infatti sollecitato più volte e da almeno un anno chiarimenti ai revisori rispetto ai due documenti finanziari, ma il Comune avrebbe consegnato sempre documenti parziali, incompleti e in netto ritardo. E qui arriva la prima batosta: “Ciò premesso – scrive infatti il giudice istruttore – gli esiti istruttori hanno messo in evidenza una serie di anomalie ed incongruenze che ove confermate sono in grado di compromettere la veridicità ed attendibilità del risultato di amministrazione del 2015 e del 2016”.
I profili amministrativi nei quali sono state riscontrate le anomalie sono quattro, ma si declinano in numerosissimi aspetti del rendiconto 2015 e di quello del 2016. Il primo in cui sono stati riscontrati pesanti anomalie riguarda il “risultato di amministrazione”, ovvero l’equilibrio tra entrate e uscite, la quantificazione del Fondo crediti di dubbia esigibilità, la determinazione e utilizzo del Fondo pluriennale vincolato e infine l’analisi dei residui preesistenti e relativa imputazione contabile. In soldoni la Corte, spulciando voce per voce i due rendiconti, ha riscontrato incongruenze sulle cifre trascritte e anomalie sulle modalità di impiego. Emblematica l’osservazione di come nella composizione del Fondo vincolato al 31 dicembre 2015 confluiscano alcune voci non coerenti con le norme del Tuel, il Testo unico sull’ordinamento degli enti locali, come il pagamento di stipendi, straordinari e addirittura per l’organizzazione delle manifestazioni natalizie e di fine anno del 2013.
Adesso a Palazzo delle Aquile toccherà replicare punto su punto ai rilievi e l’appuntamento è fissato per lunedì prossimo, mentre Sala delle Lapidi è ancora alle prese con i debiti fuori bilancio e le spine del consolidato.

