CATANIA – Comune ancora strutturalmente deficitario. Lo scrive la Corte dei Conti palermitana, nella lunga relazione contenente le osservazioni sull’andamento economico dell’Ente. Il riferimento è, in particolare, ai bilanci di previsione e consuntivo dell’anno 2013, parte dei quali sono frutto dell’amministrazione Bianco, insediatasi, lo ricordiamo, nel giugno dello stesso anno. Innanzitutto, i giudici contabili segnalano come criticità il ritardo nell’approvazione del rendiconto, avvenuta in data 8 ottobre 2014 e del bilancio di previsione 2013 (avvenuta in data 23 dicembre 2013), rispetto al termine di legge. “Nonché – si legge nella relazione- la mancata adozione dei provvedimenti per la salvaguardia degli equilibri generali di bilancio riguardo alle previsioni”.
Per il resto, i rilievi della Corte sembrano ricalcare – con le dovute, ovvie, differenze – le osservazioni fatte in precedenza sui più recenti esercizi contabili. Un elenco lungo che evidenzia, ancora una volta, come il Comune sia praticamente in deficit, dal momento che non sono stati rispettati ben 5 parametri di deficitarietà strutturale: il parametro 2, relativo ai residui attivi, di nuova formazione, provenienti dalla gestione di competenza, pari al 60,13% rispetto agli accertamenti delle entrate; il parametro 3, sull’ammontare dei residui attivi proveniente dalla gestione degli stessi; il parametro 4, relativo ai residui passivi, il parametro 5 relativo all’esistenza di procedimenti di esecuzione forzata superiore allo 0,5% delle spese correnti e, infine, il parametro 9, relativo all’esistenza, al dicembre 2013, di anticipazioni di tesoreria non rimborsate superiori al 5%delle entrate correnti.
Ma non è tutto. La Corte dei Conti parla anche di “errata contabilizzazione del Fondo di solidarietà comunale per l’esercizio 2013, il cui accertamento in bilancio è pari a 80.608.433,92 euro, a fronte dell’assegnazione di 80.338.423,53 euro” e, con riferimento al Rendiconto 2013, sottolinea l’aumento del disavanzo da -140.106.095,65 relativo all’esercizio 2011, a -143.401.273,51 nel 2013.
E ancora, tra le criticità segnalate, i giudici contabili annoverano la sottostima del Fondo di svalutazione crediti e la mancata corrispondenza tra quanto segnalato dal Collegio dei revisori tra le quote vincolate del risultato di amministrazione – pari a 11.796.430,92 euro – rispetto a quanto comunicato in sede di istruttori e riportato negli oneri straordinari di gestione.
Per quanto riguarda la gestione di cassa, la Corte segnala criticità connesse all’anticipazione di tesoreria “per la quale – scrivono i giudici – non è stato chiarito il dettaglio delle somme accertate a titolo di anticipazione e l’effettivo importo dell’anticipazione di cassa inestinta al 31/12, per la quale, nel questionario sul consuntivo 2013, è stato indicato l’importo di 115.537.641,01 euro e fronte di uno scoperto riportato nel parere dell’Organo di revisione di 46.673.721,55. Con riferimento alla stessa – si legge ancora – inoltre, non sono stati forniti chiarimenti in merito all’aumento degli interessi passivi da 3.569.940,19 del 2012 a 4.013.548,20 del 2013”.
Segnala inoltre, ancora una volta, la bassissima capacità di riscossione delle entrate da recupero evasione tributaria, nonostante una spesa per la riscossione coatta dei tributi di 1.452.868,08 euro, di poco inferiore alla riscossione totale. E la bassa capacità di riscossione delle entrate da sanzioni al codice della strada.
Critica e non poco anche la gestione dei residui, in ordine al mantenimento di quelli attivi e alla cancellazione, definita esigua, di quelli mantenuti al 31 dicembre 2013 con anzianità superiore a 5 anni, pari a 64.849.774,04 euro del Titolo I e a 44.411.399,35 euro del titolo III, e alla bassa capacità di riscossione degli stessi. E ancora, il mantenimento nel conto di bilancio di residui attivi anteriori al 2009, per l’importo di 7.577.191,63 euro, “senza che l’ente abbia prodotto in sede istruttoria, la relativa documentazione a supporto”; l’elevato importo dei residui passivi del Titolo I, pari a 446.163.029,78 euro di cui 84.776.946,83 euro relativi agli esercizi precedenti il 2009, la reiterata permanenza, in bilancio, dell’elevato importo dei residui attivi e passivi attinenti ai servizi conto terzi con anzianità superiore a cinque anni e, infine, la discrasia tra l’importo del credito esistente dalla Dichiarazione Iva e il corrispondente importo del residuo attivo, riportato nel conto di Bilancio 2013, come peraltro segnalato dal Collegio dei Revisori dei Conti.
Per quanto riguarda, infine, la situazione debitoria, la Corte la definisce “critica” e che “desta preoccupazione per le refluenze negative sugli equilibri di bilancio, in particolare riguardo alla presenza, nell’esercizio 2013, di debiti fuori bilancio per 122.835.691,85 euro. Parte di quelli da riconoscere, per circa 41 milioni, inoltre, non è stata inserita nel Piano di riequilibrio. E ancora pignoramenti subiti dall’Ente per la non tempestiva attivazione della procedura di riconoscimento dei debiti fuori bilancio, pari a 27.300.137,85, oltre l’importo di 204.283,04 relativi ai pignoramenti subiti presso la Tesoreria; la violazione del Tuel per aver finanziato, anche in passato, debiti fuori bilancio in assenza del preventivo riconoscimento da parte dell’organo consiliare e rinviato il pagamento a successivi esercizi.
Una non notizia per l’assessore al Bilancio del Comune, Giuseppe Girlando. I rilievi della Corte dei Conti, per il delegato del sindaco in materia contabile, sarebbero da attribuire alla redazione del Piano di rientro. “Che ci fossero criticità negli esercizi relativi al 2013 era previsto – spiega – dal momento che era l’anno di passaggio, in cui si stava redigendo il Piano di rientro. Quelle della Corte dei conti – prosegue – è una fotografia di un Ente in crisi che stava mettendo mano al risanamento. Ci sono comunque segnali di ripresa, per il 2014 – prosegue Girlando – e di inversione di tendenza con l’avvio del Piano. La velocità del percorso di risanamento – conclude – sarà costante anche se lenta, e dipenderà anche dai tagli del governo nazionale e regionale”.
In una nota, inoltre, l’ammin istrazione precisa ulteriormente alcuni concetti. Innanzitutto, che “è stato dimostrato come il dato fosse falsato da una ritardata contabilizzazione delle somme per l’Imu” e poi che “le criticità riscontrate dalla Corte dei conti sul Rendiconto 2013 non fanno altro che fotografare la difficile, ma già ampiamente nota, situazione del Bilancio in quell’anno, in cui non a caso è stata avviata la Procedura di predissesto e varato il Piano di riequilibrio decennale, poi approvato dalla stessa magistratura contabile”.
“Qualche organo di stampa – continua la nota – ha poi sottolineato con allarme il superamento, nel 2013, degli indici che segnalano la presenza di deficit strutturale a causa dell’insufficiente parametro sulla capacità di incasso dei tributi. In realtà è stato dimostrato come il dato fosse falsato dalla ritardata contabilizzazione da parte dell’Agenzia delle entrate delle somme per l’Imu, incassate nel 2013 nel mese di dicembre. Nel 2014, infatti, il parametro risulta assolutamente rispettato”.

