18 Marzo 2021, 21:44
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CATANIA – Molti indagati hanno scelto la via del silenzio. Si sono conclusi stamattina gli interrogatori di garanzia davanti al gip Luigi Barone che ha firmato l’ordinanza dell’inchiesta Sipario. I militari del Gico della Guardia di Finanza hanno indagato su due filoni collegati alla figura di Orazio Buda, indicato come esponente del clan Cappello-Carateddi. Precisamente collegato al cugino Orazio Privitera, da tempo detenuto al 41bis. Da una parte gli investimenti ritenuti illeciti in attività di ristorazione e dall’altra ombre e sospetti legati all’elezione del consigliere del VI Municipio – oggi sospeso dalla prefetta – Mauro Massari, in servizio come finanziere ad Augusta.
Orazio Buda, difeso dall’avvocato Vito Di Stefano, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E non presenterà nemmeno ricorso al Riesame. Ha invece rilasciato dichiarazioni spontanee il finanziere Mauro Massari. “Ha professato la sua innocenza – dice Giuseppe Lipera, che lo assiste insieme a Giuseppe Marletta – e abbiamo già depositato al gip un’istanza di scarcerazione o in subordine di sostituzione della misura con gli arresti domiciliari. Attendiamo la decisione del giudice, ma siamo già pronti a presentare ricorso davanti al Tribunale della Libertà”. La sospensione dalle cariche da finanziere e da consigliere di Municipio – secondo il penalista – fa cadere la sussistenza delle esigenze cautelari. Secondo il gip Barone tra Buda e Massari sarebbe stato stipulato un “patto” che si sarebbe concretizzato con una “correlazione sinallagmatica” tra “il sostegno elettorale promesso” dal cugino di Privitera e “l’asservimento del finanziere ad ogni richiesta di aiuto rivoltagli dal primo” Questo asservimento – annota il giudice – risulta essersi tradotto in almeno due distinte occasioni in altrettanti atti contrari al proprio ufficio”.
Nessuna dichiarazione ha rilasciato il vigile urbano – già sospeso dal servizio per altre grane giudiziarie – Attilio Toscano, difeso dall’avvocato Gianluca Costantino. Ha invece deciso di rispondere alle domande del gip Barone, l’agente della polizia municipale in pensione Francesco Campisi, difeso dall’avvocato Salvo Leotta. Il penalista ha depositato istanza di scarcerazione al gip “facendo rilevare – argomenta – che è materialmente impossibile la reiterazione del reato visto che è in pensione da agosto scorso, mentre nell’ordinanza si legge erroneamente ancora in servizio e su questo presupposto si ritiene concreto e attuale il pericolo di reiterazione del reato”. Leotta inoltre ha già annunciato ricorso davanti al Riesame.
Intanto da più parti si chiede una commissione prefettizia per verificare eventuali infiltrazioni. I Siciliani giovani, Arci Catania e l’ Associazione antiestorsione di Catania ‘Libero Grassi’ hanno firmato una nota congiunta: “Le notizie circa i rapporti, anche corruttivi, di soggetti accusati di mafia con funzionari comunali e di altri enti pubblici – aggiungono – sono inquietanti e gettano pesanti ombre sul regolare e democratico funzionamento delle istituzioni pubbliche. Reputiamo urgente e necessario che la Prefettura di Catania avvii un accesso ispettivo antimafia presso il Comune di Catania e le Municipalità”. Anche il presente della Commissione antimafia all’Ars, Claudio Fava sollecita l’intervento del Prefetto: “I cittadini catanesi hanno il diritto di conoscere le condizioni di permeabilità delle istituzioni comunali rispetto alle infiltrazioni criminali. Per questo ci associamo alla richiesta avanzata da una rete di associazioni attive nella città”.
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18 Marzo 2021, 21:44