PALERMO – “Mai preso mazzette”, si difende Mario Bonomo davanti ai magistrati. Una versione che, secondo i pubblici ministeri, cozza con quella del nipote Marco Sammatrice. I due si contraddirebbero. Ad entrambi è stato imposto l’obbligo di dimora a Siracusa nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti nel fotovoltaico che portò all’arresto di un altro ex onorevole, Gaspare Vitrano. Sono indagati per concorso in concussione. I pubblici ministeri Maurizio Agnello e Sergio Demontis avrebbero voluto arrestarli e hanno fatto ricorso contro la decisione di applicare una misura cautelare molto meno afflittiva.
Nel corso dell’interrogatorio nel Palazzo di giustizia di Siracusa dove il pm Agnello è andato in trasferta, Bonomo ha sostenuto di non avere ricevuto soldi in contanti dall’ingegnere Piergiorgio Ingrassia, l’uomo che mediò, secondo l’accusa, il pagamento della tangente di dieci mila euro fra l’imprenditore Giovanni Correro e l’onorevole Vitrano. Correro si era messo d’accordo con gli investigatori per organizzare la trappola. Ingrassia, che ha collaborato con i pubblici ministeri, ha ribadito più volte di avere consegnato 25 mila euro a Bonomo appena fuori dalla banca di Lugano, in Svizzera, dove erano stati depositati 400 mila euro, frutto degli affari del fotovoltaico. Lo stesso Vitrano ha confermato l’episodio. E oggi lo ha fatto pure Marco Sammatrice. Sarebbe stato, però, lui ad incassare i soldi in presenza dello zio ma senza che questi ne fosse a conoscenza. Una tesi che non convince l’accusa.
Ingrassia nei mesi scorsi ha puntato il dito contro Bonomo. Si è definito vittima delle pressanti richieste dell’ex deputato che non è stato rieletto alle recenti regionali nonostante abbia fatto il pieno di voti nelle file del Movimento popolare siciliano. Obbligato a pagare tangenti per evitare che le sue pratiche non conoscessero intoppi nell’iter amministrativo per la concessione delle autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici. Bonomo ha negato il pagamento della tangenti, sostenendo di essere stato socio di Ingrassia nella Enerplus. Un socio nascosto, visto che non esistono documenti ufficiali che lo provino. Sulla mancanza delle pezze d’appoggio Bonomo si sarebbe limitato a dire che si “fidava di Ingrassia”.
A Lugano, nel caveau del Credite Suisse, gli investigatori della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile hanno trovato e messo sotto sequestro 400 mila euro depositati sul conto denominato ognitanto e intestato a Sammatrice. “Sono soldi derivati dalla vendita della Enerplus” avrebbe detto Bonomo. Il nipote dell’ex onorevole nel corso dell’interrogatorio ha aggiunto che su quei soldi ci ha pure pagato le tasse. Pur essendo tutto in regola avrebbe, però, deciso di rinunciarvi, di “metterci una pietra sopra”. Se era tutto regolare perché, gli è stato contestato, non ha riposto alla richiesta della banca svizzera di dimostrare la provenienza del denaro.? Se lo avesse fatto sarebbe rientrato in possesso del denaro.
Nel corso dell’interrogatorio si è parlato anche della rete riservata di comunicazione. Sammatrice, che è titolare di una concessionaria di moto, avrebbe rubato l’identità ad alcuni ignari clienti, utilizzandola per stipulare dei contratti con una compagnia telefonica. Bonomo avrebbe ammesso la circostanza, sostenendo che era sarebbe stata un’idea di Ingrassia aveva paura di essere intercettato e il nipote avrebbe assecondato la richiesta.