In che mondo strano viviamo.
Fino a qualche anno fa si invocavano agevolazioni fiscali per incentivare le attività edili, considerato che questo settore, assolutamente trainante per l’intera economia, era in uno stallo assoluto. Ora, invece, con una marea di bonus fiscali per l’edilizia introdotti dal nostro Legislatore, stiamo a lamentarci.
Ricordiamo, intanto, che la Legge di Bilancio 2022, la n. 234 del 30 dicembre 2021, ha prorogato quasi in blocco, seppure con alcune limitazioni di natura quantitativa e temporale, tutte le detrazioni IRPEF legate all’effettuazione di lavori, ordinari e straordinari, di natura immobiliare. Lo scopo di tali agevolazioni, come è ovvio, è quello di continuare ad incentivare i lavori edili, e ciò non solo per migliorare il parco immobiliare del nostro Paese, ma anche per promuovere un settore, appunto quello edile, che certamente costituisce uno dei più importanti fattori in grado di dare, concretamente, maggiore impulso alla nostra economia.
Questi i più importanti bonus fiscali attualmente esistenti in materia di edilizia.
BONUS 110% (Art. 119, c.8 bis, D.L. 34/2020)
BONUS RISTRUTTURAZIONE (Art.16 commi 1, 1bis e 1 ter, D.L. 63/2013)
BONUS ANTISISMICO (Art.16 D.L. 63/2013)
ECOBONUS (Art. 14 D.L. 63/2013)
BONUS FACCIATE (Art.1, commi 219-224, Legge 160/2019)
BONUS MOBILI (Art. 16, c. 2, D.L. 63/2013)
BONUS ELIMINAZIONBE BARRIERE ARCHITETTONICHE (Art.119 ter D.L. 34/2020)
BONUS SISTEMAZIONE A VERDE (Art.1, c.12, Legge 205/2017)
Sui buoni motivi che giustificano i bonus fiscali nel settore dell’edilizia c’è poco da dire. Sugli “effetti collaterali”, invece, considerazioni da fare ce ne sono tante e in abbondanza. Esistono, infatti, tanti motivi che destano grosse perplessità sulla stessa natura dei bonus di cui si parla. E purtroppo questi motivi sono reali e numerosi. Intanto per la loro difficilissima applicazione. Poi perché, quanto meno in certi casi, la loro misura (la percentuale spettante) è ritenuta eccessiva. Ed ancora perché sono quasi sempre concepiti in modo tale da potere costituire mezzo di evasione o, peggio ancora, strumento di vere e proprie truffe nei confronti dell’Erario da parte di soggetti spregiudicati.
Sulla scarsa chiarezza delle norme, che addirittura coinvolge anche la tipologia dei lavori agevolabili, e le conseguenti difficoltà interpretative e di applicazione nessuno ha dubbi. Purtroppo è la solita costante delle norme tributarie. Come al solito, infatti, molta burocrazia e norme poco coordinate, frutto di complessi compromessi legislativi e senza una seria riflessione sugli impatti negativi di queste norme nel tessuto economico e sociale, creano i presupposti per reazioni negative tali da scoraggiare, “a pelle”, frequentemente, i contribuenti onesti, dall’iniziare complicate procedure e numerosi adempimenti per ottenere agevolazioni che, in seguito, potrebbero, invece, essere negate dal fisco anche con pesanti conseguenze sul piano sanzionatorio. Non va dimenticato, peraltro, che la scarsità di chiarezza e la mancanza di semplificazione degli adempimenti, crea sempre una pericolosa “zona grigia” nella quale si trovano a loro agio non solo gli evasori, ma anche tanti soggetti che in quella zona grigia, proprio sfruttando la confusione, sono capaci di compiere azioni molto più gravi dell’evasione fiscale stessa.
Occorre ricordare, poi, che le modalità di spesa dei suddetti bonus fiscali sono diverse e, spesso, molto allettanti. In certi casi, per esempio, sono detraibili dall’IRPEF in un numero determinato di rate annuali. In altri casi formano oggetto di sconto in fattura. In altri casi ancora sono cedibili, e non solo dal beneficiario al fornitore dell’opera, ma anche da quest’ultimo nei confronti di altri soggetti.
Come è facile immaginare, quindi, dalla confusione normativa al modo di utilizzo dei bonus, ci stanno tutti i presupposti per consentire a soggetti spregiudicati non solo di tentare di evadere, ma anche di truffare lo Stato. E’ per questo che, recentemente, si è cercato di “correre ai ripari”. Sono state previste norme più stringenti allo scopo di evitare, oltre che la semplice evasione, tutte le altre operazioni illecite, quelle che hanno dato luogo a vere e proprie truffe nei confronti dello Stato. Non dimentichiamo che sono stati ceduti crediti inesistenti, realizzati cantieri fittizi, nonchè aumentati a dismisura i prezzi delle opere, al fine di far lievitare, artificiosamente ed illegalmente, il credito al quale si ha diritto. E’ vero che le attività edili iniziate l’anno scorso sono state molte di più rispetto all’anno precedente, un fatto che potrebbe essere visto con molto favore dal punto di vista economico. Ma nel contempo non bisogna sottovalutare gli aspetti negativi di questo fenomeno, visto che, a fianco della grandissima ripresa di questa attività (fattore estremamente positivo), ha già causato e continua a causare, oltre alle irregolarità fiscali (spesso in perfetta buona fede altre volte in mala fede), anche di natura penale, di cui abbiamo già parlato, un grosso aumento degli incidenti, anche mortali, sul lavoro.
Se da un lato è semplicissimo, dal punto di vista meramente amministrativo, iniziare un’attività edile, dall’altro è molto difficile che con la stessa velocità possano essere acquisite la necessaria esperienza e la necessaria formazione. Senza l’esperienza e la dovuta formazione, infatti, il pericolo è sempre alle porte. E questa volta non parliamo di evasione fiscale, ma di incidenti, come si diceva prima, anche mortali, in relazione all’incetta di manodopera non sufficientemente preparata. Una maggiore attenzione del Legislatore, nel campo della chiarezza, della semplificazione e dei controlli, pertanto, è assolutamente indispensabile.
Per ridurre i comportamenti illeciti attraverso l’utilizzo dei bonus in edilizia sono state varate recentemente altre disposizioni più stringenti. E’ stato previsto, per esempio, l’obbligo del “visto di conformità” per alcuni bonus, come nel caso di quello attualmente più sfruttato, ossia il “superbonus” 110%. E’ stata pure prevista l’introduzione di un sistema di verifica della congruità dell’incidenza della manodopera impiegata nella realizzazione di lavori edili e della misura dei lavori stessi,con riferimento a particolari prezziari. Si è cercata, e si sta valutando ancora, l’opportunità di evitare la cessione del credito più di una volta. Un divieto che pare rallenti moltissimo l’efficacia di questo tipo di operazione fiscale, stante che spesso l’appaltatore (il cessionario del credito) non ha sufficiente capienza per compensare, con altri suoi debiti d’imposta, il credito pari al 110% dell’opera realizzata.
L’ipotesi che pare si voglia percorrere è quella di consentire, dopo la prima cessione del credito, una ulteriore cessione, ma solo ad istituti di credito, identificando lo stesso credito con un apposito codice che, tracciandolo, non dovrebbe essere oggetto di abusi. Importante pure la norma che attribuisce all’Agenzia delle Entrate, in caso di cessione del credito all’esecutore dei lavori, di sospendere, entro 30 giorni dalla comunicazione, per un massimo di trenta giorni, la cessione del credito. Comunque, ben vengano sempre quelle agevolazioni fiscali che facciano aumentare l’occupazione e migliorare l’economia del nostro Paese.
L’importante è evitare il solito problema: disposizioni fiscali dettate dall’esigenza del momento, poco coordinate, difficili da interpretare e da attuare, ma principalmente poco valutate sotto l’aspetto dell’impatto concreto sull’economia e sui comportamenti sociali, disposizioni che non agevolano l’economia, ma solo gli speculatori. Speriamo che, piuttosto che norme tampone, emanate al fine di rimediare ai diversi problemi di varia natura che si pongono di continuo, vengano emanate una volta per tutte leggi chiare, efficaci ed attente al loro impatto (positivo e negativo), magari dando mano alla tanto attesa riforma fiscale, peraltro prevista dal PNRR, la quale, oltre alla riforma della tassazione diretta, alla semplificazione degli adempimenti, alla riforma del contenzioso tributario, all’istituzione di Testi Unici per accorpare le migliaia di norme tributarie oggi esistenti, dovrebbe rivedere e coordinare anche tutto il settore delle agevolazioni fiscali. Magari coinvolgendo gli esperti del settore (professionisti, funzionari periferici, Garante del Contribuente), i quali potrebbero fornire, preventivamente, al Legislatore la loro esperienza “sul campo” che potrebbe evitare l’impatto negativo che norme velocemente emanate spesso comportano dal punto di vista interpretativo ed operativo.