05 Settembre 2012, 20:30
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PALERMO. L’indagine è chiusa. Il pubblico ministero si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per i due rappresentanti di lista di Fabrizio Ferrandelli alle primarie del centrosinistra. Si tratta di Francesca Trapani e Maurizio Sulli trovati in possesso, nel marzo scorso, di 60 duplicati di certificati e di una serie di deleghe per il loro ritiro. Tutte in bianco e prive di motivazioni. La legge stabilisce che i duplicati possono essere richiesti solo in caso di denuncia di smarrimento o furto degli originali e rilasciati solo ai familiari dei titolari. Requisiti che non sarebbero stati rispettati nel caso dei certificati utilizzati nel seggio dello Zen per scegliere il candidato a sindaco di Palermo. Candidato che sarebbe poi uscito sconfitto dalla sfida con Leoluca Orlando. Da qui l’accusa di incetta di certificati elettorali.
I due indagati hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini. Il legale, l’avvocato Luigi Montagliani, ribadisce quanto espresso nei giorni caldi delle primarie e cioè l’”insussistenza del reato” vista la natura privatistica delle primarie. Oggi sostiene pure l’assenza della condotta contestata. Alla luce di una prima lettura degli atti dell’inchiesta, tra cui ci sono le testimonianze degli elettori, secondo la tesi difensiva , emergerebbe che non ci fu alcuna costrizione al seggio. Gli elettori non furono obbligati a scegliere Ferrandelli e molti di loro neppure votarono.
Resta aperta la posizione di Nicola Russo, l’impiegato del comune di Palermo anche lui finto sotto inchiesta. Si tratta dell’addetto all’ufficio elettorale che ha rilasciato i duplicati dei certificati elettorali. E’ stato iscritto nel registro degli indagati per falso dai pubblici ministeri Ennio Petrigni e Gianluca De Leo. Nel suo caso le indagini non sono ancora chiuse.
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05 Settembre 2012, 20:30