Buttafuoco: "Anche i grillini | complici del disastro Crocetta" - Live Sicilia

Buttafuoco: “Anche i grillini | complici del disastro Crocetta”

Dal Fatto Quotidiano di oggi. Pubblichiamo l'intervento dello scrittore durante la manifestazione di venerdì scorso a Palermo con Claudio Fava e Fabrizio Ferrandelli.

"Noi siamo qua", il manifesto
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Noi siamo qua. E non è difficile capire perché. O, meglio, non è difficile capirlo per chi guarda la realtà che ci circonda, per chi coltiva il gusto del ragionamento, per chi ha ancora voglia di mettersi in gioco. Per tutti gli altri, ovviamente, è incomprensibile. Da molti anni, ormai, volere non capire è una scelta. Noi tre insieme siamo incomprensibili. E rivendichiamo l’orgoglio di essere stati, spesso, anche incompresi. Intanto, perché non siamo più catalogabili. Perché lo eravamo, forse, singolarmente, ma fermo restando il gusto dell’eresia. Noi siamo qua perché ci rode dentro lo sfascio di questa nostra Isola.

Io sono qua perché, per me, Buttanissima Sicilia non è un insultoÈ il mio modo di urlare amore a questa terra. Terra che è stata tanto, che poteva esser tutto e adesso non è più niente. Devastata e depredata, come noi tutti ben sappiamo. La Sicilia è diventata un deserto. Il prodotto interno lordo – incredibile ma è così – è inferiore perfino a quello dei giorni del dopoguerra. Ed è come in un dopoguerra: al posto dei morti ci sono i licenziati; al posto dei feriti i precari, e gli unici reduci sono i disoccupati. Noi siamo qua, e ci mettiamo la faccia, perché vogliamo provarci davvero. Vogliamo provare a smuovere la palude. Possibilmente a prosciugarla. Prima che ci risucchi tutti.

Noi siamo qua perché l’ipocrisia ci ammazza. Chi resta seduto all’Assemblea regionale, ha esaurito tutte le retoriche: chi fa appello alla responsabilità di dover sedere ancora in quel parlamento è solo un complice di questo disastro. Non si può stare un minuto di più in un’istituzione al cui vertice c’è Rosario Crocetta. Altrimenti non sapremmo spiegarci il perché Lucia Borsellino debba girare sotto scorta, né potremo capire il perché di un abbraccio, quello del Capo dello Stato con Manfredi Borsellino, con Crocetta messo fuori dalla porta nel giorno della Commemorazione di Paolo Borsellino. Qualcosa deve essere successo per arrivare a tutto ciò e non possiamo continuare a fare finta di niente quando tutti i castelli di carta vanno a cadere. Noi siamo qua perché non ci impressiona nessun santuario, avendo messo in discussione prima di tutto il nostro.

Noi siamo qua perché non sopportiamo più i professionisti dell’ovvio: quelli che hanno spolpato l’Isola in nome della legalità e pure quelli che vorrebbero papparsi i resti in nome dell’onestà. Noi siamo qua perché onestà e legalità sono pre-condizioni. Con le quali non si governa per farne parodia. E questa stagione da chiudere quanto prima è quella che ha sporcato tutte le parole più belle, dalla Rivoluzione alla Legalità, fino a mascariare l’antimafia, ridotta a parodia da una conventicola di potere.

Noi siamo qua per dire la nostra. Liberamente, senza vincoli. Per guardarvi negli occhi e condividere con voi una proposta. Una possibile soluzione. Un’idea. Scaturita da una certezza: l’autonomia è un mostro di cui la Sicilia deve disfarsi. Sappiamo che per questo saremo arsi sul rogo. I custodi dell’ortodossia statutaria regionale hanno già approntato le fascine. Conosciamo i rischi, così come conosciamo responsabili e complici dell’attuale situazione. E non ci fanno paura. Al massimo, ci fanno pena per come hanno contribuito a ridurre la terra in cui anch’essi vivono.

Noi siamo qua per dire che non si può perseverare nell’errore anche quando si capisce di avere sbagliato. L’Autonomia regionale ha danneggiato la Sicilia fin da subito. È stata una speranza per chi ci ha creduto davvero. Ma è stata una speranza alla quale si è incollato un ceto politico arruffone e approssimativo. È stata il paravento per ogni inefficenza e ogni incapacità. È stata, io credo, un tozzo di pane gettato in mezzo a genuine pulsioni, anche separatiste. Che invece di liberare intelligenze e risorse ha reso noi tutti schiavi. Schiavi della retorica “AUTONOMARDA” e del potere centrale.

Noi siamo qua come notai: perché adesso, dopo 70 anni, vogliamo sia abolito lo Statuto di Autonomia. Noi certifichiamo quello che anche i ciechi oramai vedono: l’Autonomia è evaporata, è svanita anzitutto dal cuore e dalle menti dei siciliani. Il Re è nudo, l’Autonomia è morta. Noi siamo qua per chiedere due cose: la prima è che tutti e novanta i deputati dell’Assemblea regionale si dimettano. Rosario Crocetta non sta in piedi con le scarpe sue, non ha più consenso e ha ridotto ogni legittimità di governo a una macchietta. Rosario Crocetta, infatti, sta in piedi grazie alle terga di novanta complici – di maggioranza e, ahinoi di opposizione – accomodati sulle loro indecenti poltrone. Ahinoi anche di opposizione e i deputati del movimento Cinquestelle, allora, non possono certo prestarsi al gioco di chi Crocetta, lo vuole lì, fino a far asciugare la candela. E’ una candela che brucia di sopra e di sotto quella della Sicilia e i deputati del movimento di Beppe Grillo sanno che la strada che porta dritto al rinnovamento passa dalla seconda cosa che noi – noi che siamo qua – stiamo chiedendo: avviare una campagna di mobilitazione per cancellare l’Autonomia regionale.

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