PALERMO – “C’era bisogno di un’inchiesta per sapere che Cuffaro gestiva la sanità? Non lo sapevamo tutti quanti? In quale Paese del mondo una persona, che è andata in galera per favoreggiamento dei mafiosi, in una regione che ha fatto una grande battaglia contro la mafia, in un periodo in cui Cosa nostra controllava la regione, torna a essere parte di una maggioranza di governo?”. Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, parlando con i giornalisti a margine di un dibattuto alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo dal titolo “Quale futuro per la nostra terra”.
“Io credo che tutto questo non sia un destino giusto per i siciliani – prosegue – che sono cittadini italiani e hanno diritto ad avere i servizi che vengono gestiti, oggi, solo in ottica elettorale. Non c’è una nomina in quest’isola che venga fatta sulla base del merito e questo non è possibile. Mi hanno detto che in provincia di Agrigento ci vogliono quattro mesi per fare una radioterapia, ma stiamo scherzando? In Sicilia non ci sono i livelli essenziali: dalla sanità ai rifiuti”, ha concluso Calenda.
“Mi sarei aspettato in passo indietro di tutta la maggioranza”
“Passo indietro di Schifani? Io mi sarei aspettato un passo indietro di tutta la maggioranza, anche di Fratelli d’Italia, che con grande franchezza ha una storia che viene dal Msi, che almeno sulla questione della legalità era intransigente”. Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, a Palermo.
“Che fine ha fatto quella pulsione ideale – prosegue – se sono finiti esattamente come tutti gli altri? Sono solo clientele di potere e, per altro, si odiano anche tra di loro. Sembra una roba dinastica.
Però, almeno una volta in Sicilia c’era principe di Salina, questi invece sono un po’ maleducati”, ha aggiunto Calenda.
“Io credo che questo sia un momento in cui noi dobbiamo provocare un risveglio civico sia in Italia che, in generale, anche in Sicilia – ha detto – Questo perché le ultime vicende nell’isola confermano quello che diciamo da molto tempo: i diritti dei siciliani sono violati dalla Regione Sicilia, da tantissimi anni. E c’è un articolo della Costituzione che prevede che, se così è, ad un certo punto deve subentrare lo Stato nazionale per ripristinare i diritti: alla salute, al lavoro dignitoso, all’acqua, ad avere un ciclo dei rifiuti che funzioni”.
“Noi – ha concluso – abbiamo chiesto di commissariare la regione su questi punti, anche per spezzare un chiarissimo legame tra clientelismo, corruzione e voti. Altrimenti possiamo andare alle elezioni altre cinquanta volte e finirà sempre allo stesso modo”.
“Il sindaco di Palermo Roberto Lagalla non mette fuori dalla sua giunta la Dc perché non ha motivazioni per farlo? Sono tutti giochini. Il fatto che non lo faccia dimostra quello che sappiamo, ossia che sono clientele di potere, per altro da parte di gente che si odia tra di loro”.

