03 Giugno 2020, 19:13
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PALERMO – Due telefonate e un mistero da chiarire: chi era il contatto romano del faccendiere Giuseppe Taibbi finito ai domiciliari assieme all’ex manager dell’Azienda sanitaria provinciale 6 di Palermo Antonio Candela?
La prima telefonata viene ricostruita dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria nel febbraio 2018 ascoltando le confidenze che Fabio Damiani, ex provveditore dell’Asp 6 e manager a Trapani fino al giorno del suo arresto, faceva a un amico. Damiani si era incontrato con Candela e Taibbi in un ristorante nei pressi di via Libertà, a Palermo.
Erano i giorni in cui, secondo l’accusa, Candela faceva pressioni su Damiani affinché favorisse un’impresa nel contesto di un appalto milionario. Pressioni che si concretizzavano nella minaccia di non fare rinnovare a Damiani l’incarico di provveditore.
Ad un certo punto del pranzo Taibbi si era alzato dal tavolo per fumare una sigaretta. Al rientro, raccontava Damiani, “lui solitamente tiene sempre il telefono… l’Iphone sottosopra…. questa volta lo lascia a schermo in alto… passano due, tre minuti e squilla il telefono e appare chiaramente il nome e cognome di un noto politico romano… lui risponde… ciao… di qua, di là… ha farfugliato delle cose che io non capivo… io secondo me hai presente quei programmi del cellulare che tu… ti fai chiamare da chi vuoi… da George Clooney… da…. Obama….”.
Damiani era convinto che Taibbi avesse sfruttato chissà quale diavoleria tecnologica per millantare un’amicizia importantissima e farlo spaventare: ”… ecco secondo me lui utilizza questo, perché non è possibile…non è possibile… questo è un imbroglione… io lo so per provato che è imbroglione… che lo chiama al telefono questa persona che… diciamo… voglio dire… ma è possibile che lo chiama di sabato mattina?… parliamo di un nome… cioè allucinante va…”.
Era davvero allucinante che quella importantissima personalità istituzionale chiamasse al telefono Taibbi e i due conversassero in modo confidenziale? Occorre fare un passo indietro per avere contezza di un particolare inedito. Il mese prima, gennaio 2018, squillò il telefono di Candela. Dall’altra parte della cornetta c’era Taibbi. La chiamata risultava in uscita dal centralino “di una importantissima istituzione repubblicana”.
Taibbi si gonfiava il petto: “… non ti preoccupare casomai ti ascolta Putin da questo numero”, diceva ridendo. Era una linea blindata che non poteva essere intercettata. Quindi il faccendiere invitava l’ex responsabile della cabina di regia contro il Cotronavirus voluta da Nello Musumeci a memorizzare “questo numero… del nonno”.
Chi è il nonno amico di Taibbi? Quella del faccendiere e titolare della Medical System è una figura chiave dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Giuseppe Antoci e Giacomo Brandini. Addirittura non si esclude che nel rapporto con Candela, accusati entrambi di corruzione, fosse Taibbi a indirizzare l’ex manager.
“Pur non appartenendo né all’amministrazione regionale, né all’Asp di Palermo né alla Centrale unica di committenza della Regione Siciliana – annotano gli investigatori su Taibbi – appare così ben introdotto negli ambienti della pubblica amministrazione che sembrerebbe essere in possesso di documentazione riservata ancor prima che questa venga protocollata o addirittura in grado di orientare il contenuto di documentazione prodotta dalla pubblica amministrazione a suo piacimento. A Taibbi potrebbe addirittura essere ricondotta – si legge ancora – la rimozione determinata da Candela dell’avvocato Damiani dal ruolo di provveditore dell’Asp 6 di Palermo” (leggi anche: “Io rappresento un gruppo”) .
Candela, insomma, potrebbe avere eseguito una direttiva di Taibbi per “fare fuori” Damiani rimasto comunque in servizio seppure con altri incarichi. Incarichi che gli avrebbero consentito di pilotare le gare di appalto.
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03 Giugno 2020, 19:13