PALERMO – Dal primo novembre Amat dirà addio a Castelvetrano, Enna, Castellammare del Golfo, Alcamo e Sciacca, mentre dal prossimo 20 dicembre toccherà a Capaci. La società partecipata del comune di Palermo lascia sei delle 11 città in cui finora ha svolto il car sharing, ossia il servizio di “automobile condivisa” su cui Palazzo delle Aquile negli ultimi anni ha puntato e investito. I tempi però cambiano, i numeri evidentemente non soddisfano e quindi Amat fa dietrofront: la comunicazione è spuntata sul sito dell’azienda ed è arrivata per e-mail agli iscritti. Il servizio resterà attivo a Palermo, Catania (Ikea compresa), Trapani e Pantelleria e negli aeroporti dei primi tre centri.
Mistretta: “Servizi insostenibili”
“Non ce lo possiamo più permettere”, ammette a LiveSicilia il presidente di Amat Giuseppe Mistretta. “Quando ci siamo insediati – continua il numero uno dell’azienda – abbiamo trovato una dichiarazione di mancanza di continuità aziendale, a causa della crisi che affrontiamo e il car sharing, così come il bike sharing, a queste condizioni non sono più sostenibili”. E dire che Amat negli anni ha provveduto a incrementare la flotta di automobili, a moltiplicare le stazioni e ad allargare il raggio d’azione varcando l’area metropolitana di Palermo e toccando anche la Sicilia orientale, lì dove altri operatori avevano lasciato.
“Entro marzo una decisione definitiva”
“Nelle altre città d’Italia il car sharing non viene gestito dalle società di trasporto pubblico locale – aggiunge Mistretta – e nel piano strategico che stiamo redigendo offriremo al comune di Palermo tutti gli elementi per una valutazione a 360 gradi e giungere così a una determinazione. A Milano il servizio funziona diversamente, qui a Palermo è stato un po’ atipico e necessiterebbe di un numero molto più alto di vetture, cosa che non possiamo assicurare, mentre abbiamo il dovere di sostenere la mobilità urbana in termini di tram e autobus”. La prossima data segnata sul calendario è quella del 31 marzo, quando Comune e Amat dovranno arrivare a un nuovo contratto di servizio così come previsto nell’accordo tra socio e società e lì Palazzo delle Aquile dovrà decidere se rottamare o meno definitivamente il car sharing.