Carini, vendetta della droga: "Un cavallo ucciso a colpi di pistola"

Carini, vendetta per la droga: “Un cavallo ucciso a colpi di pistola”

È uno degli episodi ricostruiti al processo che vede imputate sedici persone

PALERMO – La tensione raggiunse l’apice una notte di luglio. A subire le conseguenze di una guerra fra bande di trafficanti di droga, a Carini, furono due purosangue. Uno lo uccisero a colpi di pistola, l’altro rimase ferito.

È uno dei fatti ricostruiti nel processo che vede imputate sedici persone davanti al giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello. Ieri ci sono state le pesantissime richieste di pena del pubblico ministero Giorgia Spiri.

In ballo c’era l’eredità di Alessandro Bono, signore della droga condannato a 20 in in primo grado in un altro processo. Uomo dei traffici illeciti, ma anche dei misteri.

Ad arrivare ai ferri corti sarebbero stati Andrea Giambanco e Giuseppe Mannino, soprannominati “Il napoletano” e “lo sporco”. Il primo considerava il secondo responsabile del furto di un chilo e 200 grammi di cocaina spariti dall’abitazione di un suo uomo.

Una notte di luglio in una stalla di Torretta un cavallo viene ucciso e un altro ferito alle zampe a colpi di pistola. L’animale morto, a cui era stato dato il nome Desert, apparteneva a Mannino, quello ferito a Giambanco. E sarebbe stato quest’ultimo ad armare la mano di qualcuno rimasto ignoto per uccidere il cavallo di Mannino.

Così emergerebbe da un’intercettazione. Giuseppe Anile, pure lui imputato nel processo che nasce da un blitz dei carabinieri, criticava la scelta di Giambanco di lavorare assieme a Mannino: “Ma come ti sei immischiato con lui, ti ci sei immischiato… tu con lo ‘spuorco’ non ti deve immischiare proprio, perché qui sono iniziati tutti i problemi qui, io mi sono allontanato tu hai avuto tutti i problemi, ti hanno rubato il chilo, ti hanno preso per sbirro, non li hai viste queste cose”.

E Giambanco rispondeva: “Perché mi sono venuti a cercare… hai visto però il cavallo?”, come a rivendicare il gesto.

L’uccisione del cavallo sancì la scissione fra i due gruppi gestiti da intere famiglie. Negli affari della droga sono coinvolti genitori e figli, cognati e cugini.


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