CINISI (PALERMO) – Sul restauro del casolare di Cinisi, dove nel ’78 fu ucciso Peppino Impastato, “si è verificato quello che temevamo e che avevamo segnalato in un comunicato dello scorso 6 settembre: nel rallegrarci per la decisione di restaurarlo per farne un luogo della memoria, avvertivamo di evitare contese e competizioni. Il rischio è che si blocchi tutto e continui lo scempio”.
Lo dice Umberto Santino, presidente del Centro Impastato, il quale chiede alle parti che hanno presentato i progetti (Comune di Cinisi, la Città metropolitana di Palermo, la Regione siciliana) un incontro per decidere, sollecitamente, il da farsi. “A questo tavolo – aggiunge – non possono non partecipare i familiari di Peppino, il Centro Impastato di Palermo, Casa Memoria di Cinisi, l’Associazione dei compagni di Peppino”.
“Si faccia al più presto – osserva Santino – e si prenda una decisione unitaria, senza scavalcamenti e primogeniture che possono produrre solo paralisi. Purtroppo, dopo anni di isolamento, in cui a ricordare Peppino e a chiedere giustizia eravamo in pochissimi, ora c’è la corsa a ‘impossessarsi’ della sua figura. Si dimostri che, al di là delle dichiarazioni, si è effettivamente interessati a diffondere la conoscenza della sua attività, in tutta la sua ricchezza e radicalità”. (ANSA).