PALERMO – “Questi, grillini e leghisti, mi trattano come un delinquente capace di lucrare sugli immigrati. Vivo un’esperienza terribile, mi creda. C’è mia moglie che piange a singhiozzi da giorni…”. Così Giuseppe Castiglione risponde oggi in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera. Il sottosegretario, che ieri è stato salvato dalla maggioranza nel voto sulle mozioni di Sel, 5 Stelle e Lega che chiedevano le sue dimissioni per l’inchiesta sul Cara di Mineo, si difende: “Io feci solo due gare, laggiù: una il 5 agosto del 2011, un’altra il dicembre successivo. E sempre seguendo tutti i protocolli, chiedendo parere preventivo alla Corte dei conti, registrando tutto presso la Ragioneria generale dello Stato…”. E ricostruisce i rapporti con Luca Odevaine: “Siamo nell’aprile del 2011 e c’è la prima emergenza immigrati. Io sono presidente della Provincia di Catania e, per conto della Protezione civile, divento “soggetto attuatore” del Cara, il Centro assistenza rifugiati e richiedenti asilo. Al tavolo organizzativo allestito da Roberto Maroni, all’epoca responsabile dell’Interno, capisco che il più bravo consulente che posso portarmi dietro è, appunto, Luca Odevaine. Capo della polizia provinciale di Roma, un curriculum pazzesco. Mi sembra la persona giusta. Così scrivo a Franco Gabrielli, responsabile della Protezione civile, e gli chiedo l’autorizzazione. E lui, Gabrielli, mi dice: perfetto, bravo, ottima scelta”.
Il sottosegretario: "Ho rispettato tutti i protocolli. Mia moglie piange da giorni"
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