Il nuovo Piano rifiuti |Cocina: "Tutte le criticità" - Live Sicilia

Il nuovo Piano rifiuti |Cocina: “Tutte le criticità”

Il nuovo Piano rifiuti presentato al consiglio comunale, l'analisi di Salvatore Cocina.

affari e spazzatura
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CATANIA – Il Piano dei rifiuti al centro delle polemiche e delle richieste del Consiglio comunale. Nel corso delle ultime sedute la delibera, che l’amministrazione ha presentato “con urgenza” ha scatenato bagarre e buona parte dell’aula ha chiesto, e poi ottenuto, ancora tempo per poterla approfondire ed emendare. Come emerso anche dalla seduta mattutina dello scorso giovedì, convocata dai consiglieri Sebastiano Arcidiacono e Niccolò Notarbartolo per ascoltare le impressioni, i giudizi e i suggerimenti di esperti del settore e associazioni, e dalle quale è emerso un quadro allarmante rispetto a quanto fatto dall’amministrazione nel predisporre il Piano di intervento per il servizio di gestione integrata dei rifiuti dell’ambito di raccolta ottimale A.R.O.

“Stiamo per fare una scelta che ci impegna per i prossimi sette anni – spiegano i due consiglieri – e, se la sbagliamo, poi dovremo rimpiangere per anni, con danno economico e danno ali cittadini e alla città”. Parlano di tanti ritardi accumulati e del fatto che “Ci sono cose che non ci convincono – spiega Notarbartolo. Sono passati due anni che non hanno prodotto né ragionamento né delibera e di perplessità ne abbiamo tante” Parlano di dati errati e affermano di non aver avuto mai la possibilità di confrontarsi con chi ha redatto il piano, non l’ex dirigente dell’Ecologia, che ne ha curato solo la prima parte.

E che abbiamo intervistato, per capire quali le problematiche della delibera e le eventuali soluzioni. Anche alla luce del fatto che, Salvatore Cocina è oggi presiede di Kalat Ambiente S.R.R, che ha sollecitato la gara, aggiudicata in via provvisoria all’ATI Econord spa – Agesp spa per un valore complessivo di € 84.782.090,82, oltre IVA, per il servizio di igiene urbana per i prossimi 7 anni, dei 15 Comuni del Calatino, un comprensorio di 145.000 abitanti.

Ingegnere, come giudica la situazione in cui si trova Catania?

KalatAmbiente ha messo già mano al piano d’ambito già diversi anni fa, quindi si trova in vantaggio, e finalmente, dopo un anno di pratiche burocratiche, l’aggiudicazione provvisoria si trova all’Urega. Catania deve partire ancora dal Piano di intervento, che si dovrebbe discutere in Consiglio. È una grandissima occasione per la città, che sposa la raccolta porta a porta, ma è anche una sfida difficile e impegnativa, che deve essere preparata con molta cura. Questa cura si vede nei documenti di programmazione. Per quello che ho visto io, a questo documento manca ancora una parte di analisi adeguata, di supporto, di elaborazione tecnica, necessari affinché non si rischi il fallimento.

E si rischia?

La possibilità di fallimento, in aree di forte criticità come quella urbana di Catania, è alta. Questo può essere evitato con l’approfondimento tecnico che, affettivamente, dovrebbe essere ancora svolto, e soprattutto con il dialogo e il confronto con le associazioni, con gli esperti, che sono i migliori portatori di interesse e di competenze. Perché, in effetti, la macchina comunale in sé non possiede queste competenze, e per questo si sta avvalendo del supporto qualificato del Conai”.

Ci sono, secondo lei, incongruenze nel piano predisposto dall’amministrazione?

Non so come il Comune intenda organizzarsi, dato che andranno spiegate alcune parti. In questa fase si stanno approfondendo gli obblighi dell’azienda.

Obblighi che, però, pare siano misti ai “vantaggi”, almeno così è sembrato nel corso dell’incontro a Palazzo degli Elefanti.

“Nel Piano, gli ispettori ambientali o i sorveglianti, sono persone interne all’impresa che si aggiudicherà l’appalto, che non faranno certo gli interessi del Comune. Per questo io mi aspetto che, parallelamente, ci sia una struttura di ispezione esterna, composta di soggetti autonomi e indipendenti che rispondano all’amministrazione comunale e quindi agli interessi pubblici, e facciano i controlli, che poi sono il nodo di tutta la vicenda. Questa è una cosa che il Piano di intervento non spiega ma dovrebbe farlo.

Secondo lei, che ha contribuito a redigere la prima parte, dove fa acqua questo Piano?

Come ho detto, è uno strumento difficile e complesso, ed è importante che sia giunto a questo punto. È carente per la parte di analisi, nei dati, nella parte quindi di studio, quella di cui si devono occupare gli uffici comunali. Il Conai non ha fatto altro che applicare delle metodologie standard sui dati forniti dall’amministrazione. Queste metodologie, anche se tarate su Catania, se non rispecchiano la realtà effettiva, potrebbero essere inefficaci e fallimentari. E Catania è una città difficile, mica siamo in Germania.

Quali problemi presenta una città come Catania?

Ad esempio i mercati storici. E’ un problema che non viene affrontato. Nella mia gestione della direzione Ecologia, i mercati storici, quelli periodici e quello dell’usato erano problemi seri, che impegnavano le risorse delle ditte e invece, nel piano di intervento, sono previste risorse esigue per questi. Significa che, nella fase concreta, ci vorranno molti più operai e più squadre, che vuol dire varianti, che si traducono in maggiori costi. Questo vuol dire che il Piano non si attaglia alla realtà. È anche vero che il mercato deve essere disciplinato, ma è altrettanto vero che bisogna prevedere e regolamentare. Ecco, io non vedo una nuova modalità di raccolta, una nuova regolamentazione dei mercati così come dovrebbe esserci. Questa parte manca, come manca la raccolta dei rifiuti ospedalieri che già aveva criticità.

Si può ancora intervenire?

Tutti questi aspetti possono ancora essere affrontati, il Piano è talmente importante che non può essere fatto al chiuso di una stanza, come mero adempimento burocratico per raggiungere il risultato che poi si può rivelare fallace. Catania è una realtà molto difficile, per questo occorre preparare tutto con maggiore scrupolo e meno superficialità.

 


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