Catania sospesa tra Palazzo di Giustizia e Palazzo degli elefanti

Catania sospesa tra Palazzo di Giustizia e Palazzo degli Elefanti

I richiami di Renna mettono in imbarazzo una classe politica con non pochi affanni giudiziari. Ecco quali.
I RICHIAMI DELL'ARCIVESCOVO
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CATANIA. Un invito alla coerenza, è stato quello di monsignor Luigi Renna celebrando l’ottava di Sant’Agata. Giustizia, carità, esempio, amore”. Parole che ricapitolano il senso dei discorsi pronunciati durante i giorni clou dei festeggiamenti e arrivano fino a Palazzo degli elefanti. L’arcivescovo non le ha mandate affatto a dire alla classe politica, sollevando imbarazzi e qualche nota di dissenso a denti stretti.

“Abbiamo paura di una politica che non risolva i problemi della città – aveva detto Renna nel messaggio alla città – ma li complichi con amministratori poco competenti, eterodiretti, con problemi in sospeso con la giustizia, che non danno esemplarità in una città che ha al suo interno una parte della sua popolazione agli arresti domiciliari”

Tra il Palazzo di Giustizia e Palazzo degli elefanti

Un intervento chiaro e diretto che Renna non intende revocare e che potrebbe provocare nuove frizioni. Non fosse altro che il futuro non soltanto politico della città di Catania è sospeso tra due palazzi, quello di Giustizia e quello degli elefanti. Il numero dei possibili candidati coinvolti in procedimenti giudiziari è davvero esteso. Dopo l’opera di persuasione di questi mesi, non è da escludere che l’arcivescovo possa prendere altre iniziative per scongiurare candidature paludate.

La vicenda Pogliese segna quello scenario entro cui la città non dovrebbe nuovamente entrare. E non solo perché rischia di compromettere la funzionalità dell’amministrazione comunale, tra gli stop and go della legge Severino. La preoccupazione dell’arcivescovo viene da un fattore che più gli compete: i riflessi morali per i cittadini. “Una parte della popolazione è agli arresti domiciliari”, aveva detto Renna ricordando come il contesto civico non sia immune da devianze. 

Tomasello e Razza

Oltre al caso di Salvo Pogliese, attualmente in attesa di conoscere l’esito dell’appello per presunto peculato, c’è da fare i conti con tutti gli altri politici. Sempre per la stessa ipotesi di reato, Riccardo Tomasello, candidato sindaco in solitario già dalla scorsa estate, ha chiesto il rito abbreviato.

Non è ancora deciso se sarà quello di Ruggero Razza il nome che i Fratelli d’Italia porteranno al tavolo del centrodestra. Di certo c’è che anche lui è chiamato ad affrontare il processo sui falsi dati Covid (i numeri da “spalmare”). In caso di condanna, però, la legge Severino non si applicherà perché sotto la soglia di guardia. Da avvocato penalista e forte delle proprie ragioni, Razza ha deciso di affrontare il rito immediato. 

Bianco a Palazzo di Giustizia

In attesa di sciogliere la riserva sulla candidatura a sindaco – sarà comunque in lista per il consiglio comunale –, Enzo Bianco dovrà affrontate più di un giudizio. Il 23 febbraio prossimo, davanti ai giudici della Corte dei Conti, c’è l’appello del procedimento sul dissesto del Comune di Catania. Sempre sulla questione dissesto, dovrà difendersi circa l’ipotesi penale di falso ideologico. Una vicenda spinosa soprattutto per le implicazioni politiche. Non fosse altro che, la scorsa estate, a ridosso delle elezioni regionali, è esploso il caso ‘incandidabili’ all’interno del Pd. Un dossier che ha portato allo strappo clamoroso di Angelo Villari e Luigi Bosco, entrambi assessori dell’ultima giunta Bianco.

L’ex sindaco è imputato, inoltre, nel secondo troncone del processo Università bandita.  

La nemesi di Raffaele Lombardo

Il 7 marzo prossimo, la Corte di Cassazione metterà la parola fine al procedimento per mafia ai danni dell’ex governatore Raffaele Lombardo. Nel gennaio dello scorso anno, la Corte d’appello di Catania aveva assolto il leader autonomista da una accusa infamante. Dopo dieci anni dall’avvio dell’inchiesta Iblis, per Lombardo sembrava essere finito il calvario giudiziario. Invece no. C’è ancora un match da disputare. Il dato politico è che l’eventuale definitiva assoluzione potrebbe giustificare la candidatura per la poltrona più ambita di Palazzo degli elefanti. La nemesi. Ipotesi intercettata da questo giornale in tempi assai poco sospetti.  


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