CATANIA – Il dossier di Openpolis sui giovani e le periferie scatta una fotografia allarmante della realtà siciliana, dove il diritto allo studio e le opportunità di crescita sembrano legati indissolubilmente al codice postale di nascita. In questo scenario, Catania e Palermo conquistano un triste primato nazionale per quanto riguarda la dispersione scolastica.
Nel capoluogo etneo il fenomeno raggiunge livelli critici, con il 26,5% di abbandoni precoci, il dato più alto tra le 14 città metropolitane italiane. Segue Palermo, dove quasi un giovane su cinque (19,8%) lascia gli studi prima del tempo, superando anche la realtà di Napoli che si ferma al 17,6%.
Questa fuga dai banchi di scuola non è l’unico segnale di una povertà educativa dilagante. Il report evidenzia infatti come, già al termine del primo ciclo di istruzione, oltre uno studente su cinque arrivi in terza media con competenze di italiano del tutto inadeguate. Si tratta di un deficit formativo che precede l’abbandono fisico delle aule e che riflette le profonde difficoltà del sistema formativo nelle aree più fragili dell’Isola.
Il legame tra insuccesso scolastico e fragilità sociale appare evidente analizzando la condizione economica delle famiglie. Catania detiene il record nazionale per incidenza di nuclei familiari con figli in potenziale disagio economico: il 6,2% delle famiglie etnee vive in condizioni di forte precarietà, senza occupati o pensionati, un valore che supera quelli di Napoli e Palermo.
All’interno della stessa città di Catania, il divario tra centro e periferia è brutale. Mentre nella circoscrizione 3 il disagio economico riguarda il 3,1% delle famiglie, nella circoscrizione 6 la percentuale schizza al 9,3%, confermando come le periferie siano i luoghi dove la mancanza di opportunità e la povertà educativa colpiscono con maggiore violenza le nuove generazioni.
I dati Invalsi sono tutt’altro che confortanti. E mostrano come, già al termine della scuola media, prima quindi della scelta dell’indirizzo successivo o dell’abbandono della scuola, in molte città una quota consistente di alunni evidenze gravi carenze nelle materie di base.
Nelle prove Invalsi 2022/23, a Palermo, quasi un quarto degli studenti (24,7%) si è attestato al livello più basso di competenze in italiano, più vicino a quanto previsto in uscita dalla scuola primaria che alla fine delle medie. Percentuali simili si registrano a Napoli (22,9%) e Catania (22,1%).
A Palermo i ragazzi che non studiano e non lavorano, tra 15 e 29 anni, e che si trovano nella condizione di Neet, sono pari al 32,4%. Un dato molto alto anche in questo caso, superato solamente da quello del comune di Catania (35,4%). Anche su questo aspetto si registrano significative differenze interne: a Palermo il quartiere dove il fenomeno incide maggiormente è Palazzo Reale-Monte Di Pietà (con il 52,2%), mentre quello dove è più contenuto è Malaspina-Palagonia.

