Catania, spari e paura a Nesima: arrivano 3 condanne NOMI

Catania, spari e paura a Nesima: arrivano 3 condanne NOMI

Le ha inflitte il Gup Dorotea Catena
LA SENTENZA
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CATANIA – Il Gup di Catania Dorotea Catena ha emesso tre condanne per il caso della sparatoria davanti a un autonoleggio di Nesima. Era il 27 maggio 2023. Non si registrarono feriti, ma fu una pioggia di proiettili, esplosi ad altezza d’uomo da entrambe le parti.

Condannato a 8 anni e 8 mesi colui che sarebbe stato il protagonista di un’autentica spedizione punitiva improvvisata, ovvero tale “Turi a mina”, al secolo Salvatore Musumeci. Sei anni al suo presunto complice Giovanni Balsamo. Tre anni e 2.400 euro di multa sono stati inflitti invece al destinatario della spedizione, Giuseppe Micale.

Gli imputati

La Procura ha proceduto contro entrambi i fronti. Tra gli  indagati c’era Musumeci, ma anche il suo presunto complice e coloro che avrebbero risposto al fuoco, poi tentando di nascondere le armi. Tra di essi anche Micale, che ha fatto l’abbreviato come gli atri due.

Il Gup ha dichiarato Musumeci e Balsamo interdetti in perpetuo dai pubblici uffici; e Micale interdetto per cinque anni. Musumeci, va ricordato, rispetto alle accuse ha avuto anche una assoluzione parziale.

L’inchiesta

L’indagine è stata svolta dagli agenti della Squadra Mobile di Catania. Le accuse, ipotizzate a vario titolo per gli indagati, vanno dal tentato omicidio alla detenzione e al porto in luogo pubblico di arma clandestina e ricettazione.

Tutto sarebbe scaturito da un contrasto tra i gestori dell’autonoleggio e un altro uomo, non indagato. Musumeci sarebbe intervenuto proprio in favore di questa “terza persona”. Avrebbe agito con alcuni fiancheggiatori, tra cui Balsamo, che avrebbe rovesciato a terra delle motociclette presenti nel salone.

La dinamica

Avrebbe esploso ripetuti colpi d’arma di pistola. Alcuni avrebbero colpito delle pareti, altri sarebbero stati esplosi ad altezza d’uomo e in direzione di uno dei due gestori dell’autonoleggio. Quest’ultimo, Micale, avrebbe risposto al fuoco, usando una pistola che sarebbe stata rinvenuta nel luogo della pioggia di proiettili.

Musumeci, insomma, avrebbe avuto dei complici, e poi si sarebbe disfatto della pistola, consegnandola ad altre due indagati (per detenzione illegale d’armi). Lo stesso avrebbe fatto Micale, nascondendo le armi sotto un’auto parcheggiata.

Gli agenti di polizia, arrivati sul luogo, hanno trovato diversi bossoli e fori di proiettile. Poi è stato anche grazie alla collaborazione dei testimoni, che hanno indicato dove erano state nascoste le pistole, che hanno avviato le indagini.


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