C'è un altro sindaco a Palermo | Ma non è Orlando

C’è un altro sindaco a Palermo | Ma non è Orlando

Il Tar, il caos della movida e il potere delle toghe che fa suo malgrado opposizione. Nel deserto.

C’è un giudice a Palermo ed è l’unico oppositore visibile di Leoluca Orlando, sindaco regnante, con alterne fortune, nel deserto di contraddittori.

Una recente storia rafforza la tesi: il Tar ha di fatto riaperto due locali chiusi dal Comune, perché accusati di avere infranto le prescrizioni sulla movida. La sostanza delle cose lambisce un complicatissimo intreccio da legulei, una ridda, nel merito, di torti e ragioni in cui non ci addentriamo. Se la vedrà, appunto, il giudice.

Ma resta il dato, suo malgrado, politico. La giunta Orlando fa il bello e il cattivo tempo, non trovando un inciampo che sia uno. Il consiglio comunale non conta, le voci di dissenso non ci sono, oppure hanno un timbro talmente labile da risultare inascoltate, la crema intellettuale palermitana ha sposato in pieno la causa dell’immarcescibile primo cittadino. Rimane, sullo sfondo, la magistratura che entra – come è normale che sia – nel cuore di provvedimenti amministrativi, ma che, al tempo stesso, si staglia, per assenza di altri elementi, alla stregua di univoca opposizione e sindaco ombra, non solo in questa circostanza.

Se ne deducono due circostanze. La prima: non è che a Palazzo delle Aquile siano troppo bravi con commi e pandette, visto che non si tratta dell’unico incidente di percorso. La seconda: la politica e le sue scelte – le imposizioni sulla movida perseguono l’ambizione di salvaguardare i residenti dalle esagerazioni dei festaioli, fissando un punto d’equilibrio – sono sotto evidente scacco. Non è lecito nemmeno stabilire un canone sui limiti civili della vita notturna, evitando il diffuso caos di interpretazioni, nella querelle tra chi vorrebbe dormire e chi tirare tardi.

Gira e rigira, dunque, il punto critico è sempre quello: dove è situato esattamente il discrimine tra amministratori e giudici amministrativi,  il giusto confine tra regole e politica?

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