CATANIA – “Come ho già fatto in passato in Centri analoghi, sono qui oggi per conoscere di persona anche la realtà di Mineo e le condizioni di ospitalità dei migranti che qui sono accolti”, dichiara l’europarlamentare PD Cécile Kyenge, a margine, oggi, della visita effettuata al Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Mineo (CARA), invitata e accompagnata dal vicepresidente dell’impresa Pizzarotti, Michele Pizzarotti.
“I Cara sono solo una tappa del percorso di integrazione per i richiedenti asilo”, prosegue l’on. Kyenge, cogliendo l’occasione per commentare il recente Piano Nazionale per l’accoglienza, siglato il 10 luglio da Governo, Regioni ed Enti locali. “Ritengo che il nuovo Piano sia un passo avanti. Soprattutto se sarà effettivamente in grado di snellire la macchina burocratica e aumentare il turn over nelle prime fasi di assistenza, per condurre i richiedenti asilo velocemente verso il sistema SPRAR, attraverso anche un aumento del numero delle Commissioni territoriali. Casi come quello di Mineo evidenziano con maggiore forza questa necessità. La distanza fisica dalla comunità più vicina determina inevitabilmente l’isolamento dei migranti, con scarse possibilità di interazione e inclusione sociale, che invece può avvenire con maggiore facilità quando i progetti coinvolgono piccoli gruppi di migranti”.
“Accorciare il limbo di chi ha il diritto di ricevere protezione – sottolinea l’ex ministro per l’Integrazione – deve essere una priorità per chi ha a cuore il rispetto della dignità umana. Il sovraffollamento sommato ad una permanenza prolungata oltre misura, può in ogni momento costituire una miscela esplosiva per ogni Centro”.
“In passato – conclude l’europarlamentare – c’è stata la volontà politica di ingolfare la macchina. Ma oggi serve un approccio al fenomeno sistematico e non emergenziale. Il nuovo Piano sembra andare verso questa direzione. Il modello di accoglienza di un Paese fornisce il grado della sua civiltà, per questo credo sia importante mantenere una costante azione di monitoraggio del sistema, anche attraverso l’istituzione di un Garante per i rifugiati”