PALERMO – Il divorzio era nell’aria da tempo. Che le strade di Angelino Alfano e Renato Schifani si fossero separate non era un mistero. Ma il “ritorno a casa” in Forza Italia dell’ex presidente del Senato, che porta con sé il pugliese Antonio Azzollini, forte di un buon seguito elettorale, apre ora una nuova fase in Ncd. E rischia di essere l’inizio di un’emorragia che ridimensioni ulteriormente il già piccolo partito centrista del ministro dell’Interno. Il rientro tra i berlusconiani dei due cavalli di ritorno è stato definito da Renato Brunetta come “il fulcro per la costruzione di un futuro centrodestra di governo”. Un dato è certo: tra i parlamentari nazionali siciliani di Ncd da tempo è diffusa una certa inquietudine riguardo al futuro nebuloso del partito e un’insofferenza verso l’intesa con Rosario crocetta in Sicilia. In un recente passato diversi parlamentari hanno manifestato le loro perplessità. E dopo la rottura di Schifani non è da escludere che i centristi possano perdere altri pezzi. Anche se sembra improbabile che ciò accada prima dell’autunno.
La novità nello scenario politico nazionale e regionale è quella di un qualche ritorno di vitalità del centrodestra, dopo un periodo di confusione e sbando. In realtà su quel fronte rimangono tante incognite, a partire dal difficile rapporto tra Forza Italia e Lega, tanto più dopo la nuova svolta moderata dei berlusconiani che vede in Stefano Parisi un possibile frontman. Dalle parti di Ncd più d’uno è tornato a guardare verso il centrodestra. Ma Alfano continua a temporeggiare aspettando il referendum sulle riforme (che vede il calderone centrista pararenziano schierato per il Sì, con Alfano, Tosi, Verdini, quel che resta di Svelta civica e Tosi), appuntamento che può cambiare tutto, e cercando di capire se Renzi concederà ai cespugli centristi una riforma della legge elettorale nazionale che permetta loro di presentarsi alleati col Pd. Anche a destra, in realtà, si attende l’esito del referendum per capire meglio gli scenari futuri. La Lega, malgrado le rassicurazioni di Berlusconi, teme che in caso di vittoria del no possa nascere un governo di larghissime intese con Forza Italia dentro.
E in Sicilia? Ncd resta legato ad Angelino. Tra i deputati regionali alfaniani solo Piero Alongi era vicino a Schifani, ma resterà con Alfano (“credo fortemente nella costruzione di un progetto di Area Popolare, portato avanti da Angelino Alfano, che sarà determinante anche nella scelta del prossimo presidente della Regione Siciliana”, ha detto). Insomma, gli alfaniani di Sicilia per il momento restano a guardare e aspettano, come il leader. Mentre i vicini di casa dell’Udc sono sempre più impegnati in una guerra interna tra il partito siciliano, fedele a Gianpiero D’Alia e quindi a Pierferdinando Casini (che è sulle posizioni di Alfano) e quello romano guidato da Lorenzo Cesa, che guarda a destra. Casini dal canto suo prepara una manifestazione romana il 10 settembre dei “centristi per il Sì” per rinsaldare l’asse con Renzi. L’idea è quella di sfruttare il referendum per riaggregare tutti i centristi in cerca d’autore. E così per ora si tira a campare, insomma, aspettando Roma e la prova del fuoco del referendum. Restando alleati del Pd ma senza chiudere l’uscita di sicurezza che potrebbe riportare alla riunificazione con Berlusconi e con il nuovo soggetto politico moderato a cui lavora Parisi. Aspettando l’autunno, insomma, il “centrino” tira a campare e non è mai stato così in bilico.