Politica

Centrosinistra: crisi di idee, le ‘regine’ e lo scacco di Fava

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03 Luglio 2022, 06:00

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Se il centrodestra siciliano piange, il centrosinistra – sommessamente, tentando di non farsi vedere – lo imita. Quegli altri sono un’opera dei pupi, tra il mulinare durlindane, assalti e imboscate, con Nello Musumeci al centro della scena che un giorno forse ci ripensa, ma, il giorno dopo, si ricandida. Ma questi del centrosinistra recitano in un noiosissimo film già visto – idee che mancano e colpi di genio assenti – che sembra condurre verso orizzonti incerti e friabili da sconfitti.

Andiamo ad esaminare lo spettacolo in cartellone al Grande Cinema ‘Primarie Progressiste’ per le regionali. Alzata d’ingegno del Pd. Chi mettiamo a guidare le truppe sotto la nostra bandiera? Riecco che s’avanza Caterina Chinnici. Nulla da obiettare sulla persona e sulla sua autorevolezza, per carità, però non è certo la figura dirompente che può smuovere cuori e opinioni. Si tratta, tecnicamente, di un nome d’apparato – nel senso della nomenclatura del Palazzo – che riecheggia una sintesi di incertezze e confusione.

Davanti alla domanda: chi candidiamo?, il maggiore partito della coalizione offre l’impressione di non provarci nemmeno, di prepararsi ad abdicare, nel voto che conta, con la massima imperturbabilità. Come mai nessun dirigente scende direttamente in campo, dopo avere eruttato lapilli e lava sulla trincea dell’anti-musumecismo? Perché non c’è un giovane, un nome più legato al territorio, più inserito nella trama delle ultime e penultime cose siciliane, in grado di garantire quell’emozione in più, tanto per saperne parlare? Pare, con meccanismi diversi, una bozza dell’operazione che ha prodotto la disfatta di Franco Miceli, a Palermo. Con una differenza: lì, all’inizio, c’era un pizzico di curiosità.

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I Cinque Stelle sono ormai un ex partito dei sogni, strangolato fra le spire delle sue stesse contraddizioni. Alla primarie presentano Barbara Floridia, sottosegretario e fedelissima di Giuseppe Conte. Lei, con modestia, ha detto di rappresentare ‘un valore aggiunto’. Bisogna vedere a cosa si aggiunge. Il Vietnam pentastellato, quaggiù, dopo la prudente rinuncia di Giancarlo Cancelleri, non ha trovato niente di meglio che rimescolare le carte e buttare il pallone in tribuna.

C’è poi Claudio Fava che, chissà, potrebbe dare scacco alle due ‘regine’, nella partita delle primarie. E’ conosciuto e conosce. E ha il vantaggio di giocarsi una sfida sostenuta dalla narrazione del ‘militante’ appassionato al cospetto degli apparati. Fava potrebbe essere la sorpresa che non sorprende. Ma, nel festival per Palazzo d’Orleans, specialmente se il centrodestra saprà ricompattarsi, sarà molto difficile aggiudicarsi il premio che vale davvero. (Roberto Puglisi)

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03 Luglio 2022, 06:00

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