Ciò che è accaduto alle elezioni politiche, sulle regionali in Sicilia faremo un ragionamento specifico, è abbastanza chiaro ed era prevedibile, meno chiaro e prevedibile appare ciò che potrà accadere.
Giorgia Meloni ha vinto, sebbene non con le mostruose percentuali dei migliori tempi dei grillini e del Partito democratico di Matteo Renzi; il PD di Enrico Letta paga, meritatamente, gli incredibili errori commessi dal suo gruppo dirigente che ha preferito a occhi chiusi Mario Draghi e la sua fumosa agenda all’alleato pentastellato collocato sì nella maggioranza di governo ma ben lontano da un sostegno acritico all’ex banchiere dinanzi a una vasta platea di famiglie e imprese in sofferenza; Forza Italia resiste, non solo, ha “rischiato” di superare la Lega di Matteo Salvini, l’altro grande sconfitto insieme a Letta di queste elezioni; il cosiddetto Terzo polo, grazie alla diffidenza degli italiani moderati più accorti nei confronti dell’improbabile e opportunistica coppia Renzi-Calenda fino a ieri acerrimi nemici, non supera l’esame rimanendo distante da quel 10% ritenuto da Carlo Calenda obiettivo minimo per parlare di esperimento riuscito; il M5S di Giuseppe Conte, non di Beppe Grillo – è bene specificarlo – non solo smentisce clamorosamente chi ne auspicava il crollo ma, addirittura, si mostra assai vitale riuscendo adesso a rappresentare un riferimento imprescindibile, in atto più dello stesso PD che dovrà rifondarsi radicalmente pena l’irrilevanza, se si vuole costruire un fronte progressista – attento alle esigenze di milioni di italiani alle prese con problemi di sopravvivenza, alla pace, alla costruzione di un’Europa solidale, ai diritti delle donne, dei giovani, alla tutela dell’ambiente, alla lotta alla criminalità organizzata – e concretamente di sinistra. Non è chiaro, invece, dicevamo all’inizio, cosa accadrà.
La Meloni è ben consapevole che non sarà una passeggiata, rimaniamo il Paese con uno spaventoso debito pubblico da non potersi permettersi troppo euroscetticismo, anzi, che ha bisogno di un’Europea amica, con una guerra alle porte e conseguenti enormi problemi economici finora mai sperimentati a carico di famiglie e imprese, con una pandemia non precisamente debellata definitivamente. Sa bene, la Meloni, che non può cavarsela con la barzelletta del blocco navale per arrestare i flussi migratori e così accontentare chi vive la questione degli sbarchi con le viscere e non con la testa (e il cuore aggiungerei), che non può cavarsela con gli slogan sovranisti e nazionalisti da gridare giornalmente con i suoi sodali di estrema destra sparsi per l’Europa perché sa anche perfettamente che nel suo 26% conquistato ai seggi c’è gente che votandola ha voluto soltanto manifestare il proprio disagio quotidiano non la voglia di tornare indietro di un secolo o di stravolgere la nostra Costituzione.
Lei ora si aspetta il conferimento dell’incarico di formare il nuovo Esecutivo da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, però, ecco il punto, la coalizione di centrodestra sarà compatta? Finora non lo è stata. Berlusconi potrebbe mettersi di traverso per non scivolare verso derive che di moderato, la moderazione è il suo vangelo laico, avrebbero ben poco. Inoltre, a Salvini, difficilmente di nuovo ministro dell’Interno considerati i deludenti risultati, conviene appiattirsi totalmente su Fratelli d’Italia senza marcare una qualche differenza utile al recupero dei consensi perduti specialmente al Nord? Mi pare che tali domande non siano peregrine, se le porrà probabilmente il Capo dello Stato e difficile, al momento, è immaginare le possibili risposte.