SCIACCA (AG) – Sciacca non è un paese per “malati di cuore”. È una vicenda dai tratti tragicomici quella che vede protagonista l’Unità operativa di Emodinamica dell’ospedale di Sciacca. Un reparto “salva vite”, che serve un vasto territorio a cavallo tra le province di Trapani e Agrigento, chiuso da due giorni e per il quale sembra non ci sia pace. È a quel reparto che si rivolgono, ad esempio, i cittadini colti da infarto o con gravi problemi cardiaci. Una struttura senza pace: prima infatti ecco il guasto e la chiusura, che hanno scatenato le polemiche. Poi l’annunciata riparazione. Alla quale però non è seguita la riapertura. Tutto in meno di quarantotto ore. Il reparto al momento è ancora chiuso.
Già da circa sei mesi una delle due sale non è più in funzione per problemi tecnici ancora irrisolti. E così il guasto all’unica sala rimasta operativa ha costretto alla chiusura l’intera Unità del Giovanni Paolo II. Con tanto di roventi polemiche a seguito. A cominciare da quelle del Comitato civico per la Sanità che si è recentemente costituito a Sciacca. In una nota Ignazio Cucchiara e Franco Giordano, coordinatore e portavoce del movimento, hanno puntato il dito contro la gestione dell’Asp di Agrigento, definita “sempre più discutibile. La forzata indisponibilità dell’Emodinamica – fa notare il Comitato – giunge dopo numerosissimi allarmi lanciati ma puntualmente caduti nel vuoto. Un episodio che non può passare inosservato perché – scrivono Cucchiara e Giordano – si è messa consapevolmente in pericolo la vita delle persone”.
“Non può un ospedale come quello di Sciacca, che serve non solo la città ma un intero territorio, arrivare a non disporre di aree di cura di così grande rilevanza per la salute dei cittadini”, sono state le parole del sindaco del comune saccense Fabrizio Di Paola. “È inconcepibile essere arrivati a tale situazione dopo mesi in cui si poteva intervenire per ripristinare la prima sala – ha affermato il deputato regionale del Movimento cinquestelle Matteo Mangiacavallo, che ha effettuato ieri un sopralluogo nella struttura -. Ci sono responsabilità che vanno accertate”. Il parlamentare saccense a tale scopo ha rivolto un’interpellanza all’assessore alla Sanità Baldo Gucciardi. E sulla chiusura del reparto di Emodinamica si è registrato anche l’intervento del deputato nazionale del Pd Maria Iacono, che ha parlato di “fatto gravissimo che non può essere tollerato e che impone un’immediata risoluzione da parte degli enti preposti”.
Per cercare di mettere la parola fine alla vicenda erano arrivate ieri pomeriggio le parole del direttore dell’Asp di Agrigento, Salvatore Lucio Ficarra. “Gli inconvenienti sono stati risolti – informava il manager -. Il servizio è stato sospeso solo per i tempi tecnici della riparazione”. Ficarra che si è spinto anche oltre ed è andato addirittura all’attacco, annunciando un esposto alla Procura della Repubblica contro il Comitato civico per la sanità, a suo dire reo di “affermazioni intese a screditare il buon operato e la giusta attenzione della direzione generale verso il presidio ospedaliero di Sciacca”.
Ma nonostante le immediate rassicurazioni e l’accorata difesa, pare che le cose non stiano esattamente così come raccontate dal direttore dell’Asp. Alla annunciata riparazione, infatti, non è ancora seguita la riapertura dell’Unità operativa. L’Emodinamica, insomma, continua a restare chiusa. Una situazione che avrebbe convinto lo stesso Ficarra sulla necessità di un sopralluogo nella struttura per vederci chiaro. Un sopralluogo che il territorio spera possa essere esteso alle tante criticità del Giovanni Paolo II più volte evidenziate da politica, associazioni e cittadini. Alla chiusura dell’Unità operativa di Emodinamica, ad esempio, si aggiunge il guasto che negli ultimi giorni ha interessato la Tac. E potrà magari essere l’occasione per il direttore dell’Asp di toccare con mano i disagi che quotidianamente si vivono al Pronto soccorso del Giovanni Paolo II, aggravati dal trasferimento temporaneo di tre medici all’area di emergenza dell’ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera. Due strutture quasi “gemelle” a meno di venti chilometri di distanza, che in mancanza di un piano di razionalizzazione, inevitabilmente “si pestano i piedi” a vicenda. Insomma, domani a Sciacca Ficarra avrà il suo da fare. E per sciogliere tutti i nodi venuti al pettine non basterà un semplice sopralluogo. Ma bisognerà, finalmente, andare “al cuore” del problema.