PALERMO – “È da escludere che le competenze intestate al Comitato tecnico scientifico riguardassero la conduzione minuta dell’iniziativa formativa, mancano i presupposti per ritenere imputabili agli odierni convenuti le condotte censurate”.
È uno dei passaggi principali della sentenza con cui la Corte dei conti ha “assolto” una sfilza di persone, tra politici e burocrati regionali. Non sono loro i responsabili del maxi danno erariale che veniva loro contestato per la gestione del progetto Co.Or.Ap affidato al Ciapi di Palermo. Il conto, in caso di condanna, sarebbe stato salatissimo: 15 milioni di euro complessivi.
Possono esultare l’ex assessore regionale Luigi Gentile (qui nella qualità di componente del Comitato tecnico scientifico e difeso da Girolamo Rubino e Lucia Alfieri), l’ex capo dell’Agenzia per l’impiego Rino Lo Nigro ( Luigi Fortunato e Massimiliano Mangano), l’ex presidente del Ciapi di Palermo, Francesco Riggio (avvocato Alberto Stagno d’Alcontres), e gli ex componenti del Comitato tecnico-scientifico: Giuseppe Bonadonna, Rosario Candela (entrambi assistiti da Giovanni e Giuseppe Cozzo e Daniela Pibiri), Daniela Avila (difesa da Giovanni e Giuseppe Immordino e da Giuseppe Nicastro), Calogero Bongiorno (avvocati Mario Giudice e Fulvio Ingaglio La Vecchia), Santo Conti (Gaetano Spoto Puleo), Giangiuseppe Gattuso (difeso da Giuseppe Marisco e Massimiliano Valenza)., Natalino Natoli, Salvo Federico Schembri (avvocato Leo Decembrino), Enzo Stefano Testagrossa (avvocato Gaetano Spoto Puleo).
Una parte del danno erariale, circa la metà, è andato prescritto. Per la restante somma la decisione è arrivata nel merito. “Non v’è dubbio che la vicenda presenti, allo stato delle evidenze documentali, rilevanti profili di criticità – si legge nella motivazione del collegio presieduto da Luciana Savagnone – come emerge peraltro dai molteplici riscontri posti a fondamento dell’azione penale – con la doverosa precisazione che la stessa vede coinvolti solo taluni degli odierni convenuti – Riggio, Bongiorno e Lo Nigro – e, comunque, l’attendibilità degli elementi su cui è stata promossa non è al momento asseverata da pronunce giudiziali provviste del carattere della definitività”. Dunque il collegio conferma le perplessità nella gestione dei fondi comunitari destinati alla formazione professionale già sfociata nel processo penale che ruota attorno alla figura del manager della pubblicità, Faustino Giacchetto, e lo ribadisce sostenendo “come pure fortemente anomale appaiono talune scelte gestionali e la struttura dell’iniziativa nel suo complesso, realizzata ricorrendo ad onerosissime soluzioni operative connotate da singolari peculiarità e provviste di un’attitudine a produrre utilità difficilmente apprezzabili in termini obiettivi”.
Tuttavia non sarebbe stata colpa del comitato tecnico scientifico: “Non può essere ignorato che soggetto attuatore del programma e unico abilitato a compiere le scelte gestionali e le conseguenziali operazioni esecutive era il Ciapi e, per esso, i suoi organi”, scrive il collegio.
Al Comitato tecnico scientifico era riservata una competenza ausiliaria, orientata al compimento di valutazioni di stretta valenza tecnica in tre ambiti tematici”. Da qui l’assoluzione.