ROMA – Appena ha letto i giornali questa mattina ha abbozzato mezzo sorriso. Paolo Borrometi, giornalista modicano che vive da anni sotto scorta, vedendo le foto degli arrestati del blitz di oggi a Vittoria ha rivissuto quattro anni di inchieste e non solo. Perché quegli articoli sulla mafia vittoriese hanno portato l’incubo delle minacce, delle intimidazioni, delle aggressioni. Ma nonostante questo Paolo non ha mai perso la determinazione. E la retata di oggi, in qualche modo rappresenta una vittoria.
L’operazione di oggi è un segnale importante per la lotta alla mafia nella provincia di Ragusa. Con il tuo lavoro giornalistico hai più volte denunciato questi reati. Un lavoro che ti è costato anche minacce. Questi arresti in qualche modo ti ripagano?
La provincia di Ragusa è stata sempre considerata come la “provincia babba”, così ci siamo considerati immuni dalla criminalità organizzata. Invece oggi ci svegliamo con gli arresti e, soprattutto, con i sequestri di una importantissima azienda nella filiera del Mercato ortofrutticolo di Vittoria che era la cassaforte del clan Ventura. Io ho sempre cercato di fare sempre e solo il mio lavoro, denunciamo ciò che vedevo con i miei occhi. Sono stati quattro anni bui in cui, in molti, hanno tentato di screditare il mio lavoro e la mia persona. In molti ma non i tanti vittoriesi onesti, l’antiracket e, soprattutto, le forze dell’Ordine e le procure di Ragusa e Catania. Ogni articolo d’inchiesta che scrivevo venivo chiamato per contribuire ad indagini che, magari, senza che io lo sapessi erano già in corso. Oggi è una sorta di “festa della Liberazione per Vittoria” e ripaga me di mille sacrifici, di infinite minacce ed è, soprattutto, un segnale importantissimo: denunciare conviene!
La Stidda è una mafia fuori da Cosa nostra, ma con una storia molto forte e che è riuscita a radicarsi in questa parte di Sicilia.
Storicamente fuori da cosa nostra ma che con cosa nostra, nel vittoriese e nel ragusano, da anni convive pacificamente spartendosi la torta. Abbiamo tentato di fare capire come le organizzazioni mafiose, in questo territorio, abbiano compreso che più che farsi la guerra, conveniva spartirsi la torta. E’ ciò che è accaduto, cosa nostra e stidda ma anche camorra e ‘ndrangheta convivono pacificamente. E l’accordo, ad esempio, lo si vede nella gestione della filiera del Mercato ortofrutticolo: stidda e cosa nostra gestiscono la filiera, il confezionamento, la raccolta e lo smaltimento della plastica, i casalesi gestiscono i trasporti e la ‘ndrangheta la cocaina. Il tutto con un accordo di ferro che vede Vittoria ed i vittoriesi come vittime sacrificali.
Non bastano i blitz però. Serve alzare la testa.
Si, serve alzare la testa. Due mesi fa ho pubblicato un’inchiesta in cui rivelavo che le nuove estorsioni avvenivano non più con minacce ed intimidazioni, ma erano gli stessi imprenditori a recarsi da Giambattista Ventura e dai suoi sodali per pagare, pensando così di mettersi “a posto”. Bisogna fare squadra, tutti insieme e con il proprio impegno, la guerra alle mafie la vinceremo solo se capiremo che forze dell’Ordine e Magistratura non possono fare tutto da soli. Ognuno deve fare la propria parte, giornalisti, imprenditori, sacerdoti e soprattutto i cittadini devono denunciare e capire che lo Stato siamo ognuno di noi!