Il film della tragedia si è interrotto stamattina. Il brigadiere Antonio Milia è stato bloccato all’alba dall’irruzione dei reparti speciali dei carabinieri nella caserma di Asso, in provincia di Como. Secondo la cronaca disponibile, il sottufficiale era asserragliato dal pomeriggio di ieri, da quando, cioè, avrebbe sparato con la pistola d’ordinanza al comandante, il luogotenente Doriano Furceri, uccidendolo. Il corpo di Furceri è stato trovato senza vita all’interno della caserma. Il brigadiere Milia è accusato di omicidio e del tentato omicidio di un militare del Gis, che avrebbe colpito con un proiettile a un ginocchio, durante l’irruzione.
Doriano Furceri, 58 anni, era originario di Palermo, anche se prestava servizio al Nord da molti anni. Sul suo profilo Facebook non mancano i rimandi nostalgici al mare, al sole, e alla cucina siciliana. Era sposato e con tre figli. “Prima di arrivare nel Comasco il sottufficiale ucciso aveva prestato servizio per alcuni anni a Bellano – si legge su Ansa.it, da dove era stato spostato per incompatibilità ambientale. Nel centro storico della località sulla sponda orientale del lago di Como erano comparse alcune scritte contro il militare”.
Anche il brigadiere Milia è sposato e con tre figli: era stato ricoverato nel reparto di psichiatria dell’Ospedale di San Fermo della Battaglia (Como) e successivamente dimesso e posto in convalescenza per diversi mesi. Era stato riammesso in servizio a seguito del giudizio di una Commissione medico ospedaliera, ente sanitario esterno all’Arma, e dopo la documentazione medico-sanitaria rilasciata da una struttura ospedaliera pubblica, sempre secondo l’Ansa.
Il dolore dell’Arma dei Carabinieri è raffigurato nelle parole del comandante generale, Teo Luzi, che a nome di tutti i Carabinieri,” si stringe attorno alla famiglia della vittima, garantendo la massima trasparenza nell’accertamento dei fatti e porgendo gli auguri di pronta guarigione all’operatore del Gis rimasto ferito”. (rp)