CATANIA – “Paola, l’imbroglio c’è! Non è che non c’è, l’imbroglio… Perché Aldo ha fatto il bando in base a quello che è il tuo curriculum…”. Per scattare la fotografia di come funzionava, secondo la procura di Catania, la spesa dei fondi del Psn (Piano sanitario nazionale) a Catania basterebbe questa frase. A parlare è Nunzio Ezio Campagna, 61 anni, vicepresidente dell’Ordine dei medici del capoluogo etneo, finito ieri agli arresti domiciliari nell’ambito della maxi-inchiesta della magistratura catanese sulla corruzione nella sanità cittadina. L’interlocutrice è sua figlia, Paola Rita Campagna, classe 1991, indagata pure lei, protagonista di uno dei presunti episodi dell’ennesima parentopoli in salsa rossazzurra.
Il sistema, di per sé, sarebbe stato abbastanza semplice: per realizzare gli obiettivi del Piano Sanitario Nazionale, la Regione Siciliana finanziava una serie di progetti. Quelli presentati dall’Azienda Policlinico Universitario di Catania sarebbero stati gestiti, con l’obiettivo di perseguire fini personali, dall’odontoiatra Nunzio Campagna e da Gesualdo Antonino Missale, 52 anni, all’epoca dei fatti funzionario amministrativo dell’università di Catania. Tramite Campagna e Missale sarebbero passati favoritismi espliciti per figli e figlie, ex mogli e compagne. Cioè requisiti di partecipazione a bandi costruiti sartorialmente sui curricula dei candidati, e delle candidate, di cui era stata stabilita a tavolino la vittoria. Anche di personaggi politici di primo piano.
Come l’ex candidato a sindaco di Catania ed ex assessore comunale ai Lavori Pubblici Pippo Arcidiacono, e l’ex assessore regionale alla Famiglia Antonio Scavone. Fratelli d’Italia uno, Movimento per l’Autonomia l’altro. Arcidiacono è ai domiciliari, per Scavone la misura cautelare sarà vagliata dalla giudice per le indagini preliminari dopo l’interrogatorio di garanzia del prossimo 5 maggio. Posizione uguale a Scavone è quella di Ruggero Razza, anche lui ex aspirante candidato a sindaco di Catania per Fratelli d’Italia, ex assessore alla Sanità nel governo dell’attuale ministro della Protezione civile Nello Musumeci. A volerli contare tutti, però, dei politici citati (ma non indagati) nelle centinaia di pagine di intercettazioni si rischia di perdere il filo.
L’ex moglie e la figlia di Arcidiacono
La prima delle parenti illustri è Asia Arcidiacono, non indagata, figlia del cardiologo dell’Arnas Garibaldi ed ex assessore della giunta di Salvo Pogliese Pippo Arcidiacono. Quest’ultimo, che ha da poco ritirato la sua candidatura a sindaco del capoluogo etneo, avrebbe beneficiato di un favore anche per Tiziana Ciaramidaro, non indagata nemmeno lei, sua moglie. In una conversazione intercettata, Arcidiacono scherza con Missale a proposito di una possibile convocazione in procura. La replica di Missale dimostra il valore della scaramanzia: “No, minchia! Quanto mi tocco! Disgraziato! Quanto mi tocco, minchia“. I due, adesso entrambi agli arresti, ridono.
Per Tiziana Ciaramidaro il posto vale 20mila euro l’anno e riguarda una posizione da Amministrativo, all’Arnas Garibaldi, nel progetto “Centro cardio hub & spoke“. Se lo aggiudica, nonostante l’iniziale ammissione con riserva per via di “una condanna a quattro anni e tre mesi di reclusione per peculato nell’ambito di gestione di appalti socio-sanitari del Comune di Catania“, ad agosto 2021.
Per la giovane Asia, il percorso sarebbe passato anche da Palermo. L’Ordine dei Medici panormita, a novembre 2021, ha bandito una selezione per il progetto “OSAS Catania sentinelle della prevenzione“. L’incarico, della durata di un anno, prevedeva un lavoro di consulenza – formalizzato come “Segreteria” – per il valore lordo di 12.500 euro. Unico titolo di studio richiesto? Il diploma di scuola superiore.
Poiché Arcidiacono, cardiologo quotato e responsabile dell’Unità operativa complessa di Riabilitazione cardio-respiratoria all’ospedale Garibaldi, sarebbe diventato in seguito responsabile di un progetto “Cardio”, la figlia avrebbe dovuto essere inserita in un settore diverso, “in modo da non risultare incompatibile con il padre“.
Da Nicola D’Agostino a Dino Fiorenza
Nella “lista della spesa” di Missale e Campagna, c’è spazio per tutti: “Poi questa qua è la figlia di Pippo… E lui non se la può mettere sul Cardio, quindi vuol dire che tu apri una posizione da Cardio…”, dice Campagna a Missale. E l’altro prontamente risponde: “Ok. E vabbè… Questa gliela posso aprire a Nicola D’Agostino“. L’oggi deputato regionale di Forza Italia, non indagato, era ai tempi depurato di Italia Viva e componente della commissione Sanità all’Ars.
Uno scambio di figurine, necessariamente dello stesso valore. “Lui ti deve caricare una a te da quindicimila… O quello di coso di Sorelli e quello di Razza lo mettiamo là per quindicimila, a Razza cosa gli interessa cioè che che figura è?“. Sorelli è Daniele Sorelli, classe 1984, allora capo della segreteria tecnica di Ruggero Razza, anche lui indagato per presunti bandi taroccati.
È da qui che si arriva al capitolo che riguarda le vecchie glorie dell’Assemblea regionale siciliana. Perché Daniele Sorelli e Francesco Lo Re, segretario particolare di Razza, indagato, si sarebbero interessati, per conto dell’allora assessore alla Sanità di Fratelli d’Italia, di trovare una posizione adatta a Filippo Fiorenza, nipote dell’ortopedico nonché plurideputato Ars del Movimento per l’Autonomia Dino Fiorenza. La cui figlia, Giorgia Fiorenza, sarebbe stata una un nome nell’elenco di “curriculum infiniti” che Pippo Arcidiacono avrebbe presentato a Missale e Campagna. “La sto mettendo qua“, segna Missale. Tutti i componenti della famiglia Fiorenza citati risultano estranei all’inchiesta.
La compagna di Scavone
Sempre in quota autonomisti si arriva ad Antonio Scavone, ex assessore regionale alla Famiglia e collega di giunta di Ruggero Razza, negli anni in cui era presidente della Regione l’attuale ministro della Protezione civile e delle politiche del Mare Nello Musumeci. Scavone, per cui era stata richiesta la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio (e per cui si attende l’interrogatorio davanti alla gip), è considerato “istigatore” del bando ritenuto truccato tramite il quale un incarico da 15mila euro è andato alla sua compagna, Loredana Gullotto, non indagata.
La donna è risultata vincitrice di un incarico per una posizione da dipendente amministrativo, a tempo determinato, all’Arnas Garibaldi. E, di preciso, ancora una volta, nel progetto “Centro cardio & spoke” di Arcidiacono. “Senti, Aldo – dice Arcidiacono a Missale – Ti faccio chiamare dalla moglie di Antonio Scavone”. Telefonata che avviene di lì a poco. “Magari se ha bisogno ci risentiamo per compilarlo per vederlo, per fare insieme, insomma questo non è un problema”, la rassicura Missale. “Mi consideri a sua disposizione“, aggiunge.
A Gullotto è andato un posto gemello di quello di Tiziana Ciaramidaro, moglie del cardiologo ed ex assessore catanese. Con 30mila euro, il coordinamento del progetto è andato a Gesualdo Missale. Che, come sua assistente, ha scelto la sua compagna: Erica Aquileia, contratto da ventimila euro.