Corte dei conti, dubbi su scadenze |Rosso: "Coperti da vecchio Piano" - Live Sicilia

Corte dei conti, dubbi su scadenze |Rosso: “Coperti da vecchio Piano”

Secondo l'interpretazione dei giudici romani sul caso Giarre, entro il 30 settembre andava trasmessa l'intera documentazione.

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CATANIA – Potrebbe riguardare anche Catania ma l’amministrazione sembra serena da questo punto di vista. La nota della sezione autonomie della corte dei conti romana, riportata da La Sicilia, in cui si evidenzia che i Comuni in predissento che hanno scelto di rimodulare il piano di rientro, avrebbero dovuto presentare la documentazione entro il 30 settembre 2016 e non, come fatto nella stragrande maggioranza dei casi, limitarsi all’approvazione da parte del Consiglio comunale. Una nota che, sebbene riferita alla situazione di Giarre potrebbe riguardare tutti gli enti nelle stesse condizioni finanziarie che si sono avvalsi della procedura di rimodulazione del piano di riequilibrio, compreso Palazzo degli Elefanti che ha approvato il Piano rimodulato entro la data prescritta, ma non inviato l’incartamento, partito per Roma qualche settimana dopo.

Un’interpretazione, secondo l’assessore al Bilancio del Comune etneo, Salvo Andò, che afferma di non aver ricevuto alcuna comunicazione in proposito. “Non è arrivato alcunché da parte della Corte dei conti – spiega – anche perché su Catania ancora non è stata fatta alcuna valutazione”.

Cosa succederebbe se, invece, quanto scritto dai giudici contabili fosse applicabile anche alla città etnea, lo spiega il Ragioniere generale, Massimo Rosso. “Noi abbiamo presentato l’atto secondo le regole – afferma. La norma prevedeva il 30 settembre la data perentoria per farlo approvare dai Consigli comunali – continua, pur ammettendo che, se quanto scritto per Giarre fosse fondato, anche Catania sarebbe fuori termine. Quasi tutti i Comuni – aggiunge Rosso – sarebbero coinvolti”.

Questo non vuol dire, però, che il Comune andrebbe in dissesto, sottolinea ancora il Ragioniere generale: “perché, in ogni caso – sottolinea – il piano rimodulato non ha ancora avuto approvazione dal Ministero per cui è ancora attuale il vecchio piano di riequilibrio”. Insomma, resterebbe valido il documento vecchio nel quale, però, come scritto più volte dalla Corte dei conti palermitana, non ci sarebbero i presupposti per una sua tenuta.

Insomma, la questione potrebbe creare problemi alla tenuta delle casse del Comune, se fosse confermata l’interpretazione della norma da parte dei giudici romani. E lo spettro del dissesto, mai eliminato, potrebbe tornare prepotente. Con la conseguente incandidabilità di tutti coloro che il default lo avrebbero provocato. Sindaco in testa.

 


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