Covid, profondo rosso Sicilia: "Siamo tutti dentro una guerra" - Live Sicilia

Covid, profondo rosso Sicilia: “Siamo tutti dentro una guerra”

L'esperto del Cts: "Sforzo sovrumano sui posti letto". Ma intanto si ricomincia a chiudere gli altri reparti.
LA PANDEMIA NELLA REGIONE
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PALERMO- Mentre ieri sera si consumava la liturgia della crisi di governo, a Roma, una nota stampa, a Palermo, recitava: “L’Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia–Cervello” di Palermo, in considerazione dell’attuale emergenza sanitaria e della inderogabile richiesta di realizzare posti letto per pazienti affetti da malattia SARS CoV2, come da indicazioni assessoriali, dispone l’immediata sospensione dei ricoveri presso l’UOC (Unità Operativa Complessa) di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale ‘Cervello’, al fine di poter consentire – con decorrenza dal 18 gennaio – la trasformazione dei posti letto per accogliere pazienti affetti da Coronavirus. I degenti in atto ricoverati, qualora non possano essere dimessi prima di tale data, saranno trasferiti presso altre strutture dell’area metropolitana.
Da giorno 18 gennaio 2021 si dispone, altresì, la chiusura del PS Ostetrico Ginecologico, le cui attività, comprese quelle di ricovero, saranno vicariate dall’AOU Policlinico di Palermo”. Un segnale importante sull’urgenza dei tempi, non da confinare nella consueta polemica politica sulla sanità. Perché, a prescindere da chi fa e da chi critica quello che si fa, con piena e legittima dialettica, un dato appare inconfutabile. Non si può pensare di combattere una pandemia esclusivamente nella trincea di un ospedale, soprattutto se non c’è una cura accertata, ma ‘soltanto’ una campagna di vaccinazione all’avvio. Quella nota, con il suo linguaggio tecnico, ci ricorda un punto che non serve dimenticare, perché tanto sa benissimo come farsi ricordare: il Covid c’è, dobbiamo combatterlo e, per vincere, dobbiamo combattere tutti insieme, ognuno con il proprio ruolo.

Sicilia in profondo rosso

La Sicilia è già in profondo rosso, non riguardo alla possibile colorazione burocratica che verrà vidimata nelle prossime ore, in una tempistica che sembra ravvicinata, ma, subito, nelle circostanze che ne descrivono il frangente pandemico, nella sostanza di quello che accade, nei numeri che, a prescindere dai parametri, preoccupano. Anche in questo caso basta il linguaggio burocratico del bollettino di ieri: 1.969 i nuovi positivi al Covid su 10.542 tamponi con un tasso di positività sempre molto alto, il 18,6%. Trentasei vittime nelle ultime 24 ore che hanno portato a 2841 deceduti dall’inizio della pandemia. Più il resto che si può leggere qui. Ci sono due modi di affrontare la durezza delle cose reali. Uno è continuare a chiudere gli occhi. L’altro è quello giusto. Il divampare dei nuovi contagi deriva dalla somma di regole nazionali confuse e di comportamenti individuali scorretti, sgorgati da una percezione irreale di sicurezza che non ha ragion d’essere. Stiamo pagando le sregolatezza di pranzi e cenoni, come ha ricordato il dottore Costa. A che serve pentirsi dopo?

“Parlano i numeri”

“Parlano i numeri non c’è bisogno di un commento, perché i numeri si commentano da soli e vanno sempre nella stessa direzione – dice il professore Cristoforo Pomara, direttore del dipartimento di Medicina legale del Policlinico di Catania e componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid-19 in Sicilia. – Sì, scontiamo le feste, come è noto. In Sicilia si è compiuto uno sforzo sovrumano sui posti letto e in genere per la sanità, con un aumento incredibile. Mi verrebbe da dire: giù le mani dal sistema sanitario regionale che ha dimostrato di funzionare. Io comprendo le ragioni, le difficoltà e le rivendicazioni di tutti, ma bisogna capire che siamo, anche noi siciliani, nel mezzo di una guerra mondiale. Nessun sistema regge una pandemia, se le persone non attuano i giusti atteggiamenti, così rischiamo che ogni famiglia sia toccata dal Covid in modo tragico. Per cui, a questo punto, l’unica strada da percorrere è la consapevolezza sociale e diffusa di quello che stiamo vivendo”.

“Gli errori della politica

“Ci sono stati degli errori della politica nazionale? – analizza il professore – Se in estate avessimo usato il patentino sanitario per i viaggi tra le regioni, saremmo riusciti a contenere l’ondata autunnale. Anche adesso, e mi riferisco al sistema della colorazione, i cambiamenti devono essere fatti dopo tre o quattro settimane, altrimenti non ha senso. Non ha davvero senso dare un colore diverso dopo qualche giorno. Se avessimo introdotto, in primavera, l’obbligo di legge della mascherina avremmo limitato i danni. Si impari piuttosto dagli errori e lo dico senza polemica e si raddrizzi la barra finché ancora c’è tempo per farlo. Ripeto: la Sicilia ha compiuto un encomiabile sforzo di contrasto al virus. Ma non c’è rimedio possibile, se non c’è pure una comune assunzione di responsabilità”.

L’allarme del presidente Musumeci

Che ci sia una barra da raddrizzare, una virata da compiere, una scialuppa da lanciare in mare… Ecco, appare pacifico. Proprio ieri, il presidente Musumeci ha chiarito, parlando per oggi: “Aspettiamo il dpcm nazionale, abbiamo già dichiarato dieci zone rosse in Sicilia, ma non escludiamo di poterne dichiarare altre, d’accordo con i sindaci e con i dipartimenti prevenzione. Ma crediamo che l’allarme arrivi essenzialmente dalle tre aree urbane Palermo, Catania e Messina. Ed è lì che dobbiamo concentrare in modo particolare la nostra attenzione, cosa che faremo. Da lunedì decideremo quale condotta assumere sul fronte scolastico in base al dato epidemiologico”.

“Indisciplina collettiva”

“In Sicilia – ha continuato il presidente – siamo passati, a fasi alterne, da una condizione obiettivamente rasserenante, in certi periodi dell’anno scorso, a momenti di obiettiva difficoltà. C’è stata una recrudescenza del fenomeno, come avevamo ampiamente anticipato, purtroppo, a causa della indisciplina collettiva nel periodo festivo, continueremo a pagarne le conseguenze nei prossimi 8-10 giorni”. Musumeci ha ricordato i 1.913 nuovi contagi registrati martedì e i quaranta morti che “sono sempre una sconfitta. Perdere una sola persona è una sconfitta per tutti. Tutto questo ci allarma”. Come dargli torto, mentre ogni giorno sotto gli occhi ci scorrono le cifre della Sicilia in profondo rosso? Che immane tragedia perdere anche uno solo. Specialmente se poteva essere salvato.

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